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giuliani cav. antonio

Antonio Giuliani sopra di una indecente vettura fu trasportato alle carceri di Roma, ove si trovò racchiuso insieme a vari spettabilissimi cittadini.

Si fece quindi il processo nelle tenebre della inquisizione, e finalmente si pronunziò sentenza, con cui il Giuliani era condannato a dieci anni di carcere da scontarsi nella fortezza di Ancona. —

Quel processo fu intitolato «Cospirazione Veliterna» e tra gli accusati, che vi eran ravvolti noi noteremo a cagione d’onore il Dott. Desantis e il sacerdote D. Camillo Meda defunti, Luigi Galletti, Antonio Novelli, Filippo Fortuna, Antonio Blasi, Giuseppe Sciotti, Cesare Spontoni, Dott. Luigi Corsi, il Sacerdote D. Francesco Raimondi, Mario Mazzoni, Carnevali ed altri, ai quali tutti, dopo alcun tempo, per avvenuta revisione di processo toccò la buona ventura di una minorazione di pena. —

Antonio Giuliani nel ritorno al domestico tetto era atteso da novelle sventure, da nuovi e più crudeli dolori. —

La famiglia erasi separata dagli altri parenti, perocchè la persecuzione del papale dominio in tanta nequitosa finezza, in tanta esecrata voluttà consisteva, che si piaceva tormentare anche tutti coloro, che si trovavano nella casa del detenuto politico. — La sposa del Giuliani, avvegnachè fosse di forte tempra, d’animo coraggioso, e possedesse un’eletta intelligenza, nondimeno priva la casa di colui, che ne doveva condurre e regolare gl’interessi, mal poteva sostenere il grave peso, e in breve succedeva il dissestamento e la depauperazione del patrimonio, e quel che più affievolivasi la salute della infelice donna e dei cari figliuoli. —

Il passionato riabbracciarsi del marito alla sposa, del padre ai figli, dopo l’amarezza di una lontananza fatale, il commovimento di queste anime affettuose, non è la parola che può ridire, non è la penna che può descrivere, ognuno può immaginarlo, ogni anima, che l’ha provato, comprendere! —

Antonio Giuliani pronto, energico, attivo, operoso, s’adopera con le forze anche della sua intelligenza, del suo sapere economico ed amministrativo a ristorare la domestica fortuna, e volere è potere. — Sì, con la sua forte volontà egli può — e il suo patrimonio s’accresce e la sua condizione risorge nell’agiatezza. — Però la diletta consorte, quella donna, esempio di cittadine e morali virtù, quella madre affettuosissima, quell’angiolo della famiglia era per abbandonare la terra. — I segreti dolori avevano portato lo schianto del suo cuore, nè aveva potuto fare impeto il fiore della giovinezza. — Essa moriva, e alle lagrime dello sposo, dei figli, dei parenti rispondeva universale il compianto, e nel pensiero e nel desiderio di tutti è rimasta come una santa e gentile memoria, come una immagine di cielo. —