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cencelli avv. giuseppe

la stima, che erasi meritata, inducono il Governo della Repubblica a promuoverlo capitano. Comandò due squadroni di cavalleria assumendo le veci di grosso Maggiore a Frosinone, e intervenendo in tutte le fazioni militari del 1849, sino a che tutte le forze italiane ebbero a concentrarsi in Roma, minacciata d’assedio dalle armi di Francia. — L’eroismo degl’italiani in quel supremo momento, la difesa opposta all’offesa nemica, le ultime disperate lotte contro una forza di gran lunga maggiore, tutto, ad immortalità del valore italiano, è scolpito nei volumi della storia. — Giuseppe Cencelli cinse le armi, e fu tra i più valorosi combattenti, fino a che la sventura della patria volle che su questa terra diletta ricadesse la notte del duro servaggio. Tostochè i soldati di Francia occuparono Roma, egli dimandò il congedo al Generale Audinot, il quale dapprima ricusatolo, di poi l’accordò, e si ritrasse nel suo luogo natio, ove si diè alle cure del suo patrimonio, esercitandosi per tal modo nelle economiche ed amministrative discipline, ed amando anche impossessarsi di agricole cognizioni non si ristette dalla coltura dei campi, provando così come l’uomo in tutte cose debba raccogliere il frutto del sapere, per essere utile cittadino.

Era l’anno 1859 quando l’ora suonò della nuova e suprema riscossa, e Italia surse a battaglia, e la via dei trionfi le si dischiuse dinanzi. — Giuseppe Cencelli trasse affannoso il sospiro, perocchè, costretto da malattia, non gli era possibile questa volta andare a combattere le battaglie della patria. — Pure si confortò alle fauste notizie delle liberate città italiane. — Intanto, ristabilitosi nella salute, volle la cittadinanza che dell’amministrazione del suo Comune si occupasse, epperò fu subito eletto capo della medesima, e nell’istesso tempo nominato Consigliere Provinciale. ’— Ed egli a tali uffici attese con ispeciale interessamento, con instancabile operosità, con tutte le forze della sua intelligenza, del suo ingegno, e s’acquistò semprepiù bella reputazione e benevolenza.

Arrivò il 20 settembre 1S70, e Roma splendeva sul fronte d’Italia come capitale della nazione. Il Cencelli dalla cittadinanza viterbese era tosto incaricato, insieme ad altri cittadini, di straordinaria missione presso il Governo italiano, a fine di trattare cosa d’interesse locale. — Poscia ad attestazione di altissima stima, e del grandissimo pregio in che è riguardato, era, nelle generali elezioni politiche dell’istesso anno, dal Collegio di Viterbo eletto Deputato al Parlamento nazionale, e riconfermato Consigliere nella nuova Provincia Romana. E agli ardui uffici soddisfece con rara abilità, con il carattere di cittadino saggio, onesto, liberale, e la sua parola tuonò nel Parlamento sempre per la difesa della giustizia, per sostenere i diritti della sua provincia, per stimatizzare le