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camuccini barone gio. batt. |
che in assumendo una carica desidera alla medesima dedicarsi a tutt’uomo e di tutta lena, sconsigliò coloro che gli facevan pressa ad accettare, e porse piuttosto consiglio di rivolgere a cittadino degnissimo loro pensieri, e di portare lor voti per altro uomo, che avesse saputo i comuni interessi sostenere, e al bene della patria cooperare. — E noi, allora che sapemmo questo suo declinare da uffici supremi, nel mentre ammirammo i modesti e gentili suoi sensi, avemmo a rammaricarci, perocché noi vediamo purtroppo come si abbia d’uopo sempre più d’uomini, che a rappresentar la nazione non la vana o gonfia parola emettan dal petto, ma si stringano in concordia dazione, in armonia di propositi, in potenza di volere, e alla prosperità e alla felicità della nazione provveggano.
E per fermo chiunque sà apprezzare le belle qualità ai della mente, che dell’animo del Camuccini, non può certo disconoscere che in lui si troverebbe il cittadino saggio, onesto, amante del benessere nazionale, l’uomo, che con il corredo delle sue cognizioni, grandissima utilità potrebbe apportare alla propria città, al proprio paese, in più alti seggi.
Ma la sua azione di operoso cittadino, di ottimo padre, che intende al bene della famiglia, e alla educazione dei figli, di uomo, che alla vasta erudizione congiunge il campo pratico, ove raccoglie tutto il bello antico e nella archeologia e nella numismatica, di artista, che già in dipinture di paesaggio venne in eccellenza, è sempre fonte di utilità pubblica e privata, epperò è desso già degno della pubblica e privata benemerenza, e noi sentiamo il dovere, che deve guidare ogni scrittore, di segnalare i cittadini virtuosi, e quindi ci affrettiamo a consegnare Giovanni Battista Camuccini alla perennità del ricordo e allo splendore dell’esempio.
Roma, Gennaio 1875 — Tip. del Popolo Romano.