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bennicelli conte filippo

diamo essere assunto a pubblici uffici come Consigliere Comunale e Provinciale, e avvegnaché corressero tempi difficili, nulladimeno egli seppe mantenersi in una mirabile indipendenza, e fu di quelli che desiderarono sempre il trionfo della giustizia distributiva, e il rispetto ai diritti della borghesia, onde fu che egli venisse in uggia di coloro, che volevano inceppato mente e cuore, e non ammettevano indipendenza neppure nella trattazione della cosa pubblica, neppure nei pubblici interessi.

Succeduto in Roma il governo italiano, e riformatosi il Consiglio della Provincia, gli elettori dei Mandamenti riuniti di Sutri e Nepi, eleggevano Filippo Bennicelli, che ben conoscevano la sua onestà e la sua virtù nella materia economica ed amministrativa, ed erano perciò sicuri di mandarla Consiglio un uomo, che avrebbe saputo curare gl’interessi della Provincia, e rendersi di grande utilità nella provinciale amministrazione. E di vero in tanta estimazione egli ò riguardato e in così fatto pregio tenuto, che i più importanti e gelosi incarichi gli furono affidati, come sindacazioni ed inchieste, e s’ebbe nel novero dei più distinti Consiglieri Provinciali, perocché alla sua missione adempì sempre con zelo, con abilità, onestà ed energia.

Volgeva l’anno 1872 quando avveniva la morte di quell’illustre cittadino, che fu il Duca Mario Massimo, la di cui memoria sarà sempre onorata e cara, e l’uomo stimato degno di succedergli nel posto, che copriva nella Deputazione Provinciale, fu il Bennicelli, il quale all’onorevole carica di fatti prescelto, con tutta alacrità, con tutta sollecitudine e con costanza rarissima alla medesima attende.

Noi quindi vediamo nel Conte Filippo Bennicelli un uomo, che ha diritto alla pubblica e privata benemerenza, perocché nella trattazione degli affari della Provincia si rese e si rende utilissimo, ed è tra coloro, che sono di maggiore sostegno nel bellissimo edificio della provinciale amministrazione, che va sempre più prosperando; noi vediamo un uomo, che per virtù della sua eletta intelligenza, de’ suoi forti propositi si è formato eccellente nello materie ecconomiche ed amministrative, noi ammiriamo un cittadino, elio per la forza della volontà o dell’onestà seppe innalzarsi a grande fortuna e creare un patrimonio cospicuo, e porre la famiglia nella più bella condizione di stima, di rispetto, di onore. — Sì, volontà ed onestà, sono i fattori del materiale benessere, dello individuale miglioramento, né Timo può essere disgiunto dall’altro, perocché senza l’onestà non sono possibili le grandi for-