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alessandro avv. bencivenga-barbaro

e perchè sia fatto palese come in mezzo alle discipline forensi, in mezzo a molteplici e gravi cure, anche la penna del letterato sappia trattare quando amor di patria lo ispira, noi diremo aver egli per l’ingresso del Ite in Roma dettata una libera e bella canzone, di cui valga a saggio riportare le due seguenti strofe, nelle quali parla rivolto a Roma:

Ben a ragion or che l’Italia è desta
     E le divise genti unite e forti.
     In questo lieto dì ti muovi a festa,
     Che alfin la patria è nostra.
     Nè più terra de’ morti
     Fia che l’appelli lo stranier beffardo.
     Deh volgi, Roma mia, volgi lo sguardo.
     Mira il secol presente e quel di prima.
     Mira, come ognor prostra
     Iddio l’orgoglio e la virtù sublima. —

In tua novella gloria
     Deh! non ti assider vana e neghittosa,
     Ma di tua servitù, sì lunga e dura.
     Ti stringa la memoria
     Perchè saggia ti serbi e valorosa,
     Tal che ogni gente dica.
     Che meglio, ritemprata alla sventura.
     In te risurse la virtude antica.

Noi potremmo parlare di altri pregiati lavori letterari del Bencivenga, chè anche nel tradurre è valentissimo, ma basterà quanto fu accennato perchè sien fatte manifeste anche per questa parte le doti della sua mente, e discorrere anche davvantaggio potremmo di sue virtù, che è pur marito affettuoso, e amorosissimo padre, il quale intende ad educare i figli per la patria, ma avendo delineato in brevi tratti la sua figura siccome quella di un cittadino onesto, dotto, liberale, di un giureconsulto valente nelle legali ed economiche discipline noi iscrivendolo nel volume delle biografiche memorie, il compito dello scrittore adempiamo consegnandolo per tal guisa nel novero di coloro, che hanno diritto a distinta benemerenza, e alla ricordanza perenne, e ad esser presentati d’esempio alla generazione crescente. —



Roma — Decembre 1874.