Pagina:Biografie dei consiglieri comunali di Roma.djvu/259


venanzi cav. giovanni

d’Italia, facendosi strumento potentissimo dell’Unità della Penisola, sotto la Monarchia costituzionale di Vittorio Emanuele II; luce tranquilla e modesta, che dal ritiro di un’isola appartata, ci ricorda le primitive virtù de’ nostri padri; vampa irrefrenabile di patria carità, che mal compressa dalle diplomatiche ambagi, tenta talora rompere gl’indugi dell’inesorabile politica; sincera e franca espressione insomma del cuore della Nazione, quel nome è tutto uno splendore a cui riguardano quanti attendono con Roma il compimento d’Italia, giusta la magnanima parola del Re, e il voto solenne emesso dal Parlamento il 27 Marzo 1861.

In sequela di ciò, è naturale-che se la ricorrenza onomastica di qualunque uomo volgare è comunemente una festa di famiglia, quella di Giuseppe Garibaldi sia una festa di tutta la grande famiglia italiana.

Ma perchè festeggiare un onomastico che sa di sagrestia? — dice la Società dei Reduci delle Patrie Battaglie in Terni. — Non è meglio festeggiare il 30 Aprile, perchè ricorda una vittoria su quelle armi, che oggi ci contrastano la nostra Capitale? — Sì! festeggiate il 30 Aprile — risponde l’illustre Generale il 24 Marzo 1870 da Caprera — Esso è un giorno glorioso per le armi italiane. —

Ed in vero: associare il nome dell’Eroe de’ due mondi al battesimo della sua prima battaglia nazionale, piuttosto che al battesimo del curato, per noi che vogliamo occuparci un poco degli affari di questa terra, è cosa che ci va alquanto più a grado.

Quanta eloquenza poi in quel giorno! In esso il grande Capitano, come qui innanzi accennammo, segnalò con una memoranda vittoria le sue prime gesta a pro della propria terra;

In esso effondendosi insieme al sangue romano quello degli Italiani tutti accorsi da più parti della penisola, s’intraprese a segnare l’ultima pagina di quel gran moto italico, che Roma, la quale avealo iniziato, quando fece l’ultima prova dell’incompatibilità del Papato con la civiltà, protrasse poi gloriosamente; preludiando così alla futura riscossa d’indipendenza, e costituendosi fin da quel punto centro e capo della italica unità;

In esso il popolo romano affermò solennemente e liberamente i suoi dritti, la sua autonomia, la sua volontà nazionale contro le usurpazioni papali, sorgendo tutto in armi, e sconfiggendo i Francesi repubblicani, ipocritamente fatti leviti;

In esso finalmente ebbe vita la protesta inoppugnabile di questo Popolo, che — se una volta varrà il dritto e non la forza brutale — contribuirà certo a rendere sgombro il suo territorio dalle armi straniere; a far vergognare gli stati civili di trescare con chierici nelle ombre del regresso; ad in-