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venanzi cav. giovanni

del processo potè essere involato al pontificio dominio, e venire in possesso del partito liberale. —

Non pertanto dal Tribunale della S. Consulta si dichiarava constare di corrispondenza all’estero ed all’interno tendente a turbare l’ordine pubblico, e il Venanzi era condannato alla pena di venti anni di carcere duro. —

Noi non diremo con quanta ferocia fosse nelle prigioni trattato, e come sovr’esso tutta la più brutale tirannia il famigerato custode Fontana spiegasse. —

Non diremo come nonostante le crudeli sevizie, e le rigorose cautele contro di lui adoperate, avesse modo di porsi in corrispondenza esterna con il suo nipote Luigi Boccafogli, con Bompiani, con Vincenzo Maggiorani, ed altri cittadini liberali. Ma crediamo di grandissima importanza storica i seguenti fatti rilevare.

Gli amici per lettera stimolavano il Venanzi alla fuga, ed egli ricusava per non privare primieramente la detenzione ed il partito di un mezzo utilissimo di corrispondenza, che si manteneva coll’aver guadagnato a suo favore un guardiano carcerario, che di già erasi offerto pronto ad evader con lui; secondariamente per non esser cagione di più duri trattamenti agli altri detenuti. — Ma erano appena decorsi quattro mesi allorchè accortosi che il processo era nella camera di istruzione entro lo stabilimento carcerario, e che del medesimo poteva di subito impossessarsi, scrive agli amici in questo tenore „ il processo è qui: se credete che aggiungendo al primo progetto . . . quest’altra parte ... ne possa tornare utilità al principio politico e ai compagni di causa, io non sarei più renitente allo evadere. „

Il Maggiorani esultante nell’animo rispose accingersi all’opera e fu destinato il giorno, in cui l’evasione dal carcere e l’asportazione dello incarto dovea compiersi. — Spuntò l’alba. — Il Venanzi tenevasi già pronto — Udì il segnale; udì il rumore che faceasi nel trascinare il sacco delle carte processuali. — Attese che la porta del carcere si dischiudesse. — Indarno. — Un guardiano carcerario erasi desto e poichè aveva udito alcun rumore ed era entrato in alcun sospetto, si tenne quindi vigilante, onde fu che l’altro guardiano non potendo sottrarsi alla presenza del medesimo fu costretto porsi in salvo; e una carrozza sopra la quale era un amico del Venanzi in abito di cocchiere attese vanamente per lunga ora. Il Venanzi intanto persuaso esser l’operazione del tutto andata a vuoto, dovè sopportare, simulando, inscienza, le crudeli e furibonde disposizioni che di poi furono prese. — Se non che dopo la pronunciata condanna ossia il giorno 13 Giugno 1863, in cui fu trasferito al carcere largo di S. Michele, apprese dai suoi compagni di causa, che lo carte processuali erano state felicemente trasportate — E