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venanzi cav. giovanni

avanzi angusti delle glorie antiche meditando, e dimostrando essere in aspettazione dei liberi tempi. — E fu la sera del 25 febbrajo di quell’anno, che dal sommo del Campidoglio il Venanzi contemplava con la più grande emozione dell’anima quella moltitudine sfilare ordinata e tranquilla, siccome in atto di trionfo, siccome in segno di impavida sfida ai manigoldi teocratici. — E in quella sera gli sgherri del Papa-Re lo traevano nel fondo di un carcere.

La casa del Venanzi era perquisita. — Si sequestrarono carte, di non grave rilievo, ma cui pur si volle dare un’importanza seriamente politica, per fabbricare sopra le medesime la rovina di lui e del partito liberale. — Ma erano sforzi di mente esagitata, di un’anima piena di clericale fanatismo, quale è quella del Demerode, da cui l’ordine di cattura e di perquisizione fu emanato. —

Lo zelo imprudente di un cittadino liberale, sollecitò un soldato pontificio alla diserzione, promettendogli l’appoggio del Venanzi per essere quindi ammesso nell’esercito Italiano. — E poiché il soldato tornato in caserma fè confidenza della cosa ad altri commilitoni, se ne venne così dal Ministro delle armi pontificie Demerode allo scuoprimento, il perchè lo imprigionamento immediato del Venanzi, e la rigorosa perquisizione ordinava. —

Si macchinarono perfidie, si crearono esecrazioni di vituperi e d’infamia, e nel partito liberale volea involversi la vecchia burocrazia pontificia, che era in sospetto del Demerode ricordevole dei fatti del 1848, e nemica alle nequitose brame di taluni rinnegati profughi delle Romagne e dell’Umbria, capitanati dal famoso Giudice processante Collemasi, che il processo politico contro il Venanzi istruiva. —

E poiché le fondamenta del processo mancavano, si ricorse alla più vile, alla più iniqua, alla più nefanda opera. — Una donna volgare chiamata Costanza Diotallevi fu assunta quale eroina degli atti processuali, e ne è rimasta celebre per esecrazione di memoria. — A costei si dà la qualifica di confidente del Comitato Nazionale, si fà figurare impunitaria, e dalla di lei bocca e per di lei mezzo si immagina raccogliere gli elementi per iscoprire colpevoli. — Ad oscurare il partito liberale, si ravvolge nel processo medesimo un Fausti di contrari principi, e un tessuto di nere calunnie, di accuse scelleratamente bugiarde, di scritti malvagiamente falsi, su tutte le tavole processuali si distende. — È una storia di raffinata clericale nequizia, è un quadro di congiurazioni maligne contro chi consacrava alla patria i beni e la vita. — Le rivelazioni immunitarie di Costanza Vaccari-Diotallevi nella causa Venanzi-Fausti — è un opuscolo pubblicato nel 1863 dal Comitato Nazionale Romano, e in quello si fanno manifeste le oscurissime trame, dopoché parte