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sella cav. quintino |
al bastone straniero. — Ed il Sella per più anni durando nell’ufficio difficilissimo di sostenere il Ministero delle finanze, ben si parve la di lui eccellenza nella scienza economica, e nelle amministrative discipline, chè a curare la vita della nazione, inferma dai travagli sofferti sotto signorie straniere, dagli strazi di spendiosissime guerre, ei non risparmiò di trarre sangue per ridonare salute, imponendo cioè quei tributi che ravvisava necessarî a ristorare il credito dello Stato. — E attraverso ad ogni ostacolo, noi lo vediamo forte della sua coscienza e delle sue virtù proseguire quella diritta via, che egli crede debba condurre un giorno alla felicità della nazione, e avvenga che può, respinge da se le insane contese, e gl’inutili sarcasmi, e le ire partigiane, e sta saldo nelle sue opinioni di liberalo moderato, ne’ suoi principî d’italiano amante sincero del proprio paese, ed opera da sapiente cittadino, intendendo all’unica meta sospirata dalla nazione — il generale benessere. — E di vero quando vollero i fati d’Italia che Roma fosse redenta, e il diadema cingesse di capitale della nazione, Quintino Sella fu tra coloro che quell’avvenimento più desiderasse, e concorse per quanto potè ad affrettarlo. E per verità dopo gli avvenimenti di Mentana fu desso che volle riconfermato dinanzi al Parlamento il voto, che dichiarava Roma Capitale d’Italia, e quando scoppiata la guerra tra la Francia e la Germania pendeva incerta Italia se dovesse portare ad alcuna di quelle nazioni ajuto, il Sella, riflettendo che entrambi avevano favoreggiata la causa italiana, ricorrendogli alla memoria quanto già con altri giovani patrioti aveva pensato nell’età dello studente, che cioè Italia e Germania erano due nazioni sorelle, le quali potevano essere libere ed integre, non solo senza danno o pericolo, ma con grande utile reciproco, male apponendosi chi pensava che il Reno si difendesse sul Po e che l’integrità della Germania si mantenesse calpestando l’Italia, non seppe, posciachè era ministro, combattere le aspirazioni dello studente, e diede il suo voto in favore della neutralità. —
E intanto giungeva il 20 Settembre 1870, il quale fu scolpito sul volume della storia, con i caratteri di un dio, dal genio della gloria italiana, — S’aprirono le aule del Parlamento, e la voce dei Rappresentanti della Nazione dai sette colli annunziavano al mondo che l’eterna Roma tornava maestra di sapienza civile, morale e politica, e risorgeva nella sua antica grandezza, bella di nuova gloria, e un’èra nuova incominciava. — Quintino Sella i supremi ufficî sostenendo quale Ministro delle Finanze, noi lo vediamo in Roma nel volgere ormai di un lustro, avvegnachè di tutta lena intendesse all’assetto delle finanze, al buon ordinamento della amministrazione, essere spesso combattuto, talvolta avversato, dalla maggioranza però del Parlamento sempre sorretto, e nell’ultima crisi, che colla passata estate attraversò il mi-