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sella cav. quintino

sizione, e di fatti in breve rivelò possedere egli le doti atte a formare un uomo di stato. —

Fu quindi avuto in onore e tenuto in pregio distinto da uomini insigni, tra i quali giovi notare quel grande, che fu il Conte di Cavour, l’uomo che preparò i destini della patria nostra, che desiderò di compierli, ma che la morte sventuratamente trasse innanzi sera nei riposi del sepolcro. Però qualche anno prima di morire trasse il Sella nella vita politica, e pochi mesi prima del giorno del suo decesso offriva un portafoglio al Sella, che, reputandosi troppo inesperto ancora di cose parlamentari, ricusava. —

Italia gemeva in braccio a più tiranni nelle distrette di una schiavitù crudelissima, e nel Piemonte ardeva il fuoco sacro della libertà, quel fuoco che più tardi doveva scoppiare in incendio, e apprendersi a tutta la nazione, e farla risorgere alla vita nuova, alla vita sospirata da secoli e fecondata dal sangue di tanti martiri, alla vita difesa dalla più leale, dalla più grande dinastia di Re, che è quella della Casa Savoia. — Ed era in quel tempo che nel Parlamento Subalpino rappresentavasi Italia, ed illustri cittadini facean suonare la libera parola. — E tra questi era Quintino Sella, che i propri concittadini avevano eletto deputato. — E poichè emergeva per le più peregrine qualità della mente e dell’animo, e per l’ampio possesso di cognizioni scientifiche, economiche, amministrative e politiche, così entrò semprepiù nella stima e nell’affetto anche del Conte di Cavour, del quale avvenuta la morte e devenutosi di poi alla composizione del nuovo Ministero, fu il Sella eletto Ministro delle Finanze. — Volgeva l’anno 1862. — I tempi erano difficilissimi, chè Italia, sebbene avesse proceduto con piè trionfale alla liberazione di molte sue terre, pure trovavasi ancora nelle convulsioni di guerra, e nelle ansie di giungere alla suprema conquista della sua perfetta unità, del nazionale suo compimento. — Quintino Sella sostenne l’arduo officio con quella onestà, con quella abilità, con quella potenza di mente, con quell’energia più unica che rara, che anche in mezzo a lotte parlamentari, si dovè riconoscere, e noi con franca parola affermiamo essersi sempre rivelato nel Sella l’uomo amante sincero del proprio paese, il cittadino che tutte le forze dell’ingegno e dell’anima dispone per la fortuna del popolo, il sapiente che attitudine, e zelo, ed operosità e dottrina dimostra nella trattazione degli affari di Stato, che comprende non potersi provvedere alla difesa della patria, agl’innumerevoli bisogni, che derivano dall’odierna civiltà, se non chiamando a largo contributo tutti i cittadini in ragione dei loro molti o pochi averi. E se i bisogni erano grandi in tutte le nazioni, in Italia erano grandissimi, perocchè i precedenti governi poco o nulla avean fatto per il progresso, e la sicurezza affidavano