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angelini cav. giovanni

aver fatto questa Roma redenta, posciachè dopo il sospiro di tanti poeti, e dopo che tanti secoli avevano tessuto il velo del risorgimento, eccola figlia dei Bruti rimanersene sola e come smarrita, e del primo ambizioso che saliva al Campidoglio gittarsi fra le braccia e pregarlo quasi che come donzella la rivestisse a festa, mentre i dilettissimi suoi conquistatori nel fraterno amplesso le carni mordendole e le vesti strappandole, minacciavano per senso di libertà, quella toglierle ancora ch’è veste di pudore. — Ma gli ambiziosi, la libertà, il pudore passano e rimane?.... un ricordo. — Gli uomini nel cui branco stava eziandio l’Angelini si ordinarono a battaglia e nell’aula capitolina intesero a costituire la Opposizione. — Sciagurata cosa ella è questa, che gli uomini nel più di loro azioni vengano regolati da uno spirito cieco che muta colore e nome a tutto, per cui avviene che come chiamasi prudenza la codardia, saviezza la menzogna, industria il raggiro, arte di vivere lo spergiuro, così anche in più elevate situazioni secondo il pensiero, il capriccio, la veduta propria vogliasi dar nome e colore alle idee ed ai fatti. — Che se così torto giudizio nella pubblica vita non affermasse spesso gli uomini, e come il fanciullo fa con le farfalle che per tenerle sicure toglie loro di sotto al cappello che servì a cacciarle aria e luce, forse che si vedrebbero improvvisarsi opposizioni per contraddire da una sedia ciò che ieri sostenevasi da un seggio, e disdire ciò che non fu pensato, e parlare senza riflessione, e non riflettere perchè si teme che la ragione brilli il vero?. — Ma pazzo sarebbe chi il mondo che così corre volesse por altra via dirizzare. — Anche l’Angelini passò quindi nella opposizione e ciò che fare avrebbe dovuto, od almeno far credere che lo avesse voluto, ora si pose a contraddire. — Nella quistione del Piano Regolatore, l’Angelini fu fra gli avversi. — Perchè? — Noi non indagheremo le segrete ragioni dei voti; li crediamo dati secondo coscienza. È vero che in morale si distinguono parecchie sorta di coscienza, ma su ciò pensino i votanti, ed in qualche parte potranno pensare gli elettori quando spetta a loro il ripopolare le sedie dell’aula massima in Campidoglio.

Virtù dell’Angelini è l’assiduità nelle sedute consigliari, ed è fra i pochi che sappiano con chiarezza esporre i propri pensieri. — Quale parte avrà nell’avvenire di Roma?.

Inspirandosi ad un serio e reale amore al paese, svincolandosi da molti che con il nome di amici stringono ed immorsano chi ha mente e cuore per fare qualche cosa affinchè nulla faccia, potrà l’Angelini fare del bene alla patria, senza con ciò compromettere le individuali opinioni: chè se errore gravissimo è il voler dapertutto cacciare la politica, massimo lo è poi quando questa serva a barriera o ad ostacolo perchè il molto da farsi venga oppugnato e morto fino dal suo concepimento.




Roma 1873. Tip. Cuggiani, Santini e C.