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odoardo sansoni

Odoardo Sansoni fu nella battaglia di Vicenza creato Maggiore Comandante, e tuttochè di tal grado investito, nulladimeno alla testa dei suoi soldati fece ritorno a Roma, compagno sempre di loro anche nell’aspro viaggio a piedi e in tutte le faticose sofferenze.

Disse quel Grande di Genova, di cui la memoria vivrà eterna nel cuore italiano — che ogni signoria ingiusta, ogni violenza, ogni atto d’egoismo esercitato a danno d’un popolo è violazione della libertà, dell’eguaglianza e della fratellanza dei popoli, che v ha bisogno d’uomini che predichino l’amore e amino, la virtù e la pratichino, l’azione e siano presti a congiungersi in essa col popolo, il regno dell’associazione e si associno, la necessità di combattere la tirannide e l’ingiustizia e combattano „ e di questi principi forte anche Odoardo Sansoni è perciò che lo vediamo in tutta la fierezza dell’ardente animo suo formar parte delle spedizioni di Terracina e Vellctri nella qualità di Maggiore Onorario ed Ufficiale di Ordinanza del Colonnello Galletti, e poscia comandare la difesa della linea delle mura così detta del Pomerio interno da Porta Portese a Porta S. Pancrazio combattendo contro l’esercito francese, che venia a far puntello al trono papale e a demolire la Romana Repubblica, che era stata dal popolo proclamata. Fu una guorrra di estrema disperazione, perchè la salvezza pubblica è la suprema delle leggi, ma l’astro della libertà era fato che in mezzo ad una luce di sangue, e al suono funereo di novelle e più dure catene tramontasse ancora una volta, e Roma da straniera catena avvinta giacesse sotto il piede retrogrado del potere temporale di un Papa, che rinnegava d’un tratto i principi da lui stesso poco innanzi banditi di rivendicare a libertà la terra italiana da servitù forestiera soggiogata, e dimostrava chiaro non essere egli il sostenitore della legge di Cristo, e di quella religione, che esser dovria tutta pace ed amore. — Volgeva l’anno 1848 — e appena le truppe di Francia procedevano all’occupazione, faceasi rigoroso precetto al Sansoni — partire di Roma nel termine di ore otto — per il che esulò in Svizzera, d’onde dopo alcun tempo fece ritorno alla terra natale, stante l’amnistia politica concessa dal Papa, la quale non avrebbe di certo accettata se gli urgenti affari di famiglia non lo avessero richiamato.

Attese quindi all’amministrazione de’ propri beni e al prosperamento della Società commerciale stabilita insieme al fratello Attilio, e visse lontano da ogni rumore e da ogni pubblico divertimento, perocchè avea pieno di lutto il cuore vedendo la patria miseramente schiava.

Intanto maturavano i tempi e nel 1859 apparve l’alba della suprema riscossa — L’anima di Odoardo Sansoni trasse un respiro più libero, e con la febbre del cittadino amante della patria desiderò che la sua Roma