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rosa commend. pietro |
dere perfettamente alle descrizioni, che di tali ville a noi tramandarono e Varrone e Columella ed altri scrittori. —
A questo fece seguito il rilevamento della Villa di Domiziano sul bordo del cratere Albano risultante dall’assieme delle ville di Pompeo o di Clodio, ove il lussureggiante Augusto amò stabilir la sua dimora erigendovi un nuovo palazzo, terme sontuose, un anfiteatro, ed in fine un vasto campo trincerato per i soldati pretoriani addetti alla custodia della sua persona, che continuò ad esistere fino allo scioglimento di quella milizia avvenuto per fatto di Costantino. —
Nè passarono inosservati al valente scrutatore i vari ninfei, che circondano le sponde del lago Albano, nelle di cui nicchie le ninfe ripresero la custodia delle acque, nè il tempio di Giove Laziale sul monte Cavo, e l’asilo di Diana nel bosco Nemorense, al quale nuovamente può discendersi per il tanto cantato clivo d’Ippolito Virbio.
In una splendida memoria pubblicata dal Monitore Universale, il chiarissimo Des Jardin scrivendo del Rosa, le preclare virtù con le più elette ed ornate parole ne descrive, ed enumera con lode bellissima i discoprimenti fatti da lui delle prische opere romane. —
Le ali infaticate del genio e la paziente esercitazione dell’arte traggono il Rosa ad inoltrarsi semprepiù nelle occulte ricerche delle antiche memorie, che ad ogni piè sospinto vengon coronate da splendidi risultamenti. —
Fu allora che egli si accinse ad imprendere quel lavoro che dir si puote unico e mondiale, quale è la grande carta fisico-archeologica del territorio Laziale. Esso volle rilevare e delineare una carta, che servir potesse di sicura guida a tutti coloro, che per diletto o per istudio vanno in traccia di tutte quelle antiche vestigia esistenti nella romana campagna, e poiché ebbe visto col progredir de’ suoi studi l’insufficienza di tutte le carte fino allora a tale scopo scientifico pubblicate per la mancanza di conoscenza della fisica configurazione del suolo romano, ponendo da un lato tutti i lavori che da altri erano stati eseguiti e solo allo studio degli antichi classici affidandosi, ed alle iscrizioni tutte che potevano dargli sicuro indizio dei luoghi si pose ad esplorare la campagna rintracciando le antiche vie, che lo conducevano a scoprire ville e città e monumenti, quali seppe distinguere e classificare con maravigliosa maestria. — E poiché per i duplici risultati ottenuti «on la carta fisico archeologica della campagna romana, ne risultò una più chiara luce sulla interpretazione dei classici, venendosi a restituire quell’autorità, che per certi sistemi era stata allontanata, così il Rosa, onde consolidarla e giustificarla, aprì un corso di pubbliche passeggiate sopra i luoghi stessi,