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biografie dei consiglieri comunali di roma

Ed il nobile carattere del Pocaterra allora manifestassi più chiaramente, e sè fece prova della massima che volere è potere, poichè nè la fatica disdegnando, nè la assiduità in quella negligendo, fisso al banco per quindici ore e nove sole concedendone alla distrazione ed al riposo, venne creandosi uno stato che lo pose in onoranza fra gli orafi di Roma. — Nè a tale punto si ristette, o giudicò venuto il tempo di mettersi in quella quiete che ai laboriosi è diritto, ed ai bene provveduti è abitudine quantunque sfiacchi ed indebolisca carattere e fisico, ma dièssi a prediligere il disegno e la lettura, che la mente sempre educa ed al cuore è conforto ed all’animo inspirazione di nobili sentimenti. — Per tali doti aumentandoglisi sempre la stima dei propri concittadini, e fra tutti degli operai, nelle elezioni amministrative del 1872 venne da questi proposto e raccomandato quale Consigliere Comunale; nè l’ambizione lo ventilava con le sue ali di pavone, chè anzi riguardavasi dallo accettare l’incarico offertogli, quando dignità gl’impose di rompere gli ostacoli intendendo di essere da alcuni avversato come cittadino della patria e del pubblico bene indifferente.

Ed i voti di quanti lo stimavano intelligente e probo lo portarono in Campidoglio, ed assiduo attese quivi alle consigliari adunanze, e trattò gl’interessi con la coscienza dell’uomo che può dire fate come ho fatto io, ed alla classe laboriosa particolarmente sforzossi di recare vantaggio, vincendo la opposizione di coloro che male conoscono e peggio quindi giudicano dei bisogni e dei provvedimenti dovuti nelle società, perchè, moralmente o materialmente che intendere si voglia, è vero sempre il detto che «corpo satollo non crede al digiuno.» — Il Pocaterra fa parte di due commissioni amministrative di due pii luoghi avvocati al Comune, tiene alla carità vera più che alla filantropia superficiale, e per tale guisa aspira non alla pubblica ammirazione, ma allo plauso della propria coscienza.

Nè di Giuseppe Pocaterra noi vorremmo più oltre dire per ciò che alla sua vita di cittadino ha relazione, bensì il campo avremmo aperto a molti riflessi, i quali se ascoltati porterebbero quel vantaggio che a parole suona grandissimo, ma che nei fatti a poco si risolve.

Scrivemmo parecchie volte, ora questo ed ora quello Consigliere biografando, come il benessere di una famiglia, di un Comune, di uno Stato deva misurarsi non dalle esteriori appariscenze di una fittizia prosperità, ma dalla sostanza reale di un vivere se non agiato, certo il meno infelice. — Le piazze, i pubblici giardini, i luoghi di ameno ritrovo accolgono i ricchi, gli soddisfatti, ma spesso ancora coloro che non hanno un tetto sotto cui passare meno disgraziatamente la vita, una famiglia nel cui seno riposarsi senza le ambascie tristisssime della miseria. Accanto al ricco passeggerà negli ufficiali tripudi