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pianciani conte luigi

nulla è impossibile o difficile ad un uomo che come il conte Luigi Pianciani all’ardito pensiero sappia e voglia unire la fermezza e la costanza dei propositi.

Un ultima parola ci rimarrebbe a scrivere come commento alle opere pubblicate dal Pianciani; ma queste si risolvono per il più in alcune manifestazioni di idee politiche amministrative. Degno di qualche riflesso sarebbe il suo studio sulla Riforma delle prigioni nello Stato Romano; meno critico nel lato storico riesce l’altro lavoro pubblicato a Londra nel 1859 la Roma dei papi: confondibile con cento mille opuscoli che fanno più rumore in tipografia che in sulla piazza, è quello pubblicato in Milano nel 1860 sull’andamento delle cose in Italia: le sue confutazioni ai discorsi di Cambray-digny e di Sella ritraggono il deputato di sinistra; migliore fra tutti è forse il volume sul discentramento amministrativo, e di massimo interesse per Roma, non che di vantaggio ove seriamente venisse applicato, è l’opuscolo-progetto sulle opere di Beneficenza, ch’esso vorrebbe partite in grandi quadri con efficaci provvedimenti, nella lusinga che per tale via si potesse e la miseria cronica correggere, ed il vagabondaggio speculativo distruggere, e la pubblica carità ridurre seriamente attiva secondo lo scopo della sua origine per una parte, secondo i bisogni e le esigenze dei tempi per un’altra. Non ripeteremo che lo stile sia l’uomo, poiché da quello non sapremmo ben conoscere il Pianciani; mentre malgrado le debolezze del carattere, gli errori spesso necessari, e le difficoltà che gli resero in fino ad ora faticoso il procedere, amiamo giudicarlo uomo che sappia volere, e che volendo possa portare in Campidoglio non la grettezza di comuni passioni, ma l’idea del vero e solo bene amministrativo.







Roma 1873. Tip. Caggiani, Santini & C.