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pianciani conte luigi |
Nella storia di Roma trovasi sotto ai re un popolo che si unisce, si ordina, e pare si disponga ad acquistare e possedere que’ vantaggi che il libero reggimento dà anche senza trono: nella repubblica, guerriero e legislatore percorre il mondo, strugge la barbarie, e con il fuoco della latina civiltà scalda le genti più riottose che strisciavano come serpi sulle arene dell’Africa, o come orsi si rintanavano fra le roccie più silvestri del Settentrione; poi come oppresso per troppo peso di allori si piega, si lascia cadere per istanchezza, si fa letto delle spoglie nemiche, si abbandona nelle voluttà, le canzoni di amore sostituisce agli inni di guerra, rinnega Pallade e Minerva per Venere, si ubbriaca fra le finzioni, e segna la curva cadente della propria parabola nel primo secolo dell’impero. Dalla fiacchezza va alla corruzione, dalla corruzione alla ferocia; quindi si pasce di sangue nei Circhi siccome prima lo aveva aspirato dai nemici nelle più lontane regioni; mollezza nella famiglia, immoralità nello Stato; cadono le ultime foglie della virtù, di grande non rimangono che le tombe. Il cristianesimo rianima l’ignavia e l’egoismo; scende nelle tane dove le femmine erano sacre alla prostituzione, e gli uomini alla morte per dare spettacolo ai ricchi; chiama tutti figli di un padre, eguali in un diritto, fratelli in una fede, in un amore; purifica; dall’orrido sensibile solleva verso un insensibile che affascina ed attrae; rompe le ali all’aquila, pianta la croce. - Passano quindici secoli: feste e ribellioni rompono appena la’ monotonia degli anni che si succedono e si imitano; si distrugge e si rifabbrica; pare che ogni generazione vivente odi la passata, e che ogni memoria di quella voglia cancellare; non si vive ma si vegeta; i ricchi oziano, i poveri elemosinano: sotto all’impero v’era la tessera per la quotidiana distribuzione di pane e carne, sotto al papato vi sono trecento conventi che aprono ogni giorno la porta a migliaia di pitoccanti.
Il cannone del 20 settembre atterra tutto un mondo: fra l’immense rovine stà il Campidoglio.
Il Campidoglio!..... Il nuovo governo presso i discendenti di Pier Capponi affondò siccome in letto bene sprimacciato; presso i discendenti di Cola da Rienzi sentì il rimbalzo. Il nome solo di Roma era una splendida epopea: anche fra un popolo di dormienti viveva lo spirito delle tre grandi civiltà di che fu sede.
Dal Campidoglio però doveasi ad altra cosa mirare. Gli avanzi di dieci colossei, di venti archi, di cento colonne storiche, di trecento templi, tutti questi splendidi ricordi del passato, potevano essere di compenso ai più costretti di mendicare loro vita a frusto a frusto? Quello inesprimibile diletto che inebbria pel riaffacciarsi che fa alla mento a somiglianza di vaga fantasmagoria il ricordo di venticinque secoli, poteva lasciar contenti gli uomini della pubblica cosa, senza un pensiero serio e vivo di materiale miglioramento?.....
A tutto ciò avrà forse posto mente il Pianciani nello entrare in Campidoglio, mentre il voto universale designavalo a Sindaco. - Repubblicano, siccome erasi per lo