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pianciani conte luigi

patria, chè nelle emigrazioni od in ispeciali circostanze politiche nulla riesce più facile dello avere amici che morti vi piangano e la terra quasi abbrunino per la perdita amarissima, e vi erigano un monumento di elogi per virtù e per atti che forse non passarono manco per il pensiero, ma che sopra una bara si devono dire, non istimandosi buono che chi muore in certi tempi, non dev’essere stato e grande e virtuoso e magnanimo. È vero che di sovente si fanno servire di pretesto i morti perchè dei vivi si discorra; comunque sia, una finzione più, una meno, ciò non altera il carattere del nostro secolo che vive di fittizio, di esterno, di accidentale.

A Jersk pubblicavasi un giornale repubblicano L’hom, ed il Pianciani che il repubblicanismo aspirava per tutti i pori della pelle, in quello collaborava, e le idee ora sotto la forma poetica, entusiasta, propria dell’Italia, ora sotto quella matematica, calcolatrice dell’Inghilterra, esponeva, ritraendo fama di colto e simpatico scrittore. A Londra finalmente quale membro con il Montecchi di una associazione per aiuto degli emigrati, potè a parecchi essere di giovamento.

Ma nel 1857 saputo come il padre suo fosse a fine di vita, desideroso di rivederlo e di chiudergli gli occhi in pace, venne in Italia, e dal Piemonte domandò al governo ponteficio il libero passo per Roma. - Non potè ottenerlo. - Strinse relazione con Garibaldi, passò nel Belgio, in Isvizzera, e ricomparve nel 1860, disposto a formare un corpo di cinque colonne per favorire un moto garibaldino sul territorio romano. Nel 1863 fu fra i promotori della associazione elettorale italiana: nel 1865 eletto in vari collegi a primo scrutinio optò per Spoleto, entrò in Parlamento, e sedette alla estrema sinistra, dove ancora rimane: nel 1866 arruolossi guida nello Stato maggiore di Garibaldi; venne aggiunto al Comando, aggregato alla brigata Haug, e per i combattimenti d’Ampola e Bezzecca fu insignito dell’ordine militare di Savoia. - Dopo la campagna del 1866, Spoleto lo abbandonava per il Campello; Bozzolo lo chiamava a sè, lo faceva suo rappresentante. Nel 1867 messosi a disposizione di Garibaldi, avuto il comando di un corpo, ebbe parte nella presa di Monte Rotondo, poi entrò a Tivoli per congiungorsi con le colonne Nicotera, Salomone.

- E dopo Tivoli appese la camicia rossa, ritornando alla Camera per sostenere l’abolizione del privilegio dei chierici nella leva militare, e per combattere Macinato e Regìa. Propugnò il decentramento amministrativo; parlò sempre per la occupazione più sollecita ed incondizionata di Roma, adoperossi a che venissero impedite le esecuzioni capitali di Luzzi ed Aiani, finalmente nel 1870 inviò a Roma armi e danaro per la.insurrezione.

Dopo il 20 Settembre 1870, ecco il Pianciani in Roma, fondare con Montecchi il Circolo Romano, i Comitati romani per il plebiscito, e nelle prime elezioni amministrative venire portato in Campidoglio.

Il Campidoglio!..... Al conte Luigi Pianciani doveasi fino d’allora aprire dinnanzi l’immenso quadro della Roma che fu, o di quella che essere dovrebbe.