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alibrandi cav. luigi

e posti, pago alla coscienza che dicevagli di avere qualche cosa fatto per il proprio paese. Ma modestia non cela i nomi, e per primo incarico ebbe quello di far parte della Commissione che doveva rivedere i processi politici di tale epoca. E non iscappò la pena della crocefissione, che gli cade sulle spalle quella proprio della Corona d’Italia, quindi fu membro straordinario del Consiglio provinciale sanitario, e giudice supplente al Tribunale d’Appello. Ebbe prove lusinghiere di fiducia dai Consigli Comunale e Provinciale, essendo dal primo stato eletto membro della Giunta di Statistica, e di quella per la verifica delle Opere Pie di Roma, dal secondo membro della Commissione per la vendita dei beni demaniali, alle quali prove di fiducia corrispose l’Alibrandi con eguali prove di zelo e di sicura coscienza, e dal Governo in ciò stimatissimo venne nominato sotto economo dei benefizi vacanti nella Provincia di Roma, uffizio senza lucro e di molta briga per la eccezionalità dello stato di Roma.

E posciachè il ben fare non sempre è qualità in tutti coloro che per ambizione o per ispeciale interesse mirano a sedersi in qualche pubblico scanno, chè facile anzi riesce nei presenti tempi e comune troppo il veder rivoltarsi le casacche con singolare indifferenza, e raramente avere la fede secondo la livrea che uno indossa, così è commendevole chi alle opinioni fa seguire le azioni, nulla essendovi di peggiore del cattolico che vuol salvare petto e borsa ascondendo il crocefisso nel tricolore, o del liberale che in una mano stringe l’arma contro la propria credenza e nell’altra snocciola il rosario per ammenda del suo mentire. - Avviene spesso che coscienze pusillanimi messe in alto rimangano come prese dal capogiro, e rinnegando sà stesse ed il mandato dagli elettori avuto tradendo operino a caso come la tema non come la coscienza li consiglia, oggi alla messa domani alla sinagoga, poi alle conferenze evangeliche, quindi ai banchetti dei materialisti, per ritornare poi all’antico pascolo senza fede e rispetto nè al primo nè all’ultimo; e da ciò nasce che chi compie il dover proprio, quantunque elogio non gli convenisse perchè non dovrebbesi segnare il merito che ne’ fatti specialissimi, pure si hanno onoranza e gloria; prova che gli uomini sono sempre della razza dei conigli, ed amano essere ingannati, perciò solo che così non hanno la pena di pensare e di operare da sè, bastando lasciare che gli altri operino mentre gittano il cappio al collo.

Queste parole non iscriviamo a caso: apostati e finti in religione ed in politica ve n’hanno anche in Campidoglio; beato il popolo che può vivere cieco nella fede insino a che la delusione con due dita di ferro non gli stringa il collo.

L’Alibrandi si vanta liberale e da liberale agisce, meglio così: almeno è un uomo sul quale gli elettori potranno contare con fiducia perchè l’azione non ismentirà la parola.




Roma 1873. Tip. Cuggiani, Santini e C.