Pagina:Biografie dei consiglieri comunali di Roma.djvu/152


massimo duca mario

anzi piuttosto ci andiamo avvolgendo per vie torte e incerte per modo che spesse volte smarriti, dove sieno diritti i nostri passi ridire non sappiamo» — Ma il Duca Massimo quel precetto avendo di continuo presente, sempre ad un fine dirizzò la sua monte ed il cuore — al pubblico e al privato bene. — Fu pur vigoroso ed erudito scrittore, e su materie di economia, di astronomia, di filosofia, e sopra altri argomenti molti opuscoli egli scrisse, e furono avuti in pregio, e vi lasciò scolpito l’eletto ingegno, l’altissima intelligenza, il tesoro d’infinite cognizioni tratte dai viaggi e dalle quotidiane sperienze della vita. —

Non fu egli mai signoreggiato da vanitose ambizioni, nè cercò mai decorazioni ed onorificenze, che anzi eccitato dal governo ad accettare la nomina di Sindaco ei ricusò sempre, e dalla carica eziandio di Assessore declinò, perciocchè egli diceva importare tali uffici dedicarvisi a tutt’uomo e di tutta lena, onde compiere perfettamente il proprio dovere, e al bene comunale saggiamente provvedere. —

La religione dei suoi padri ebbe in venerazione, non fu mai rinnegatore de’suoi principi, amò gli uomini onesti e sapienti, e fu nemico dei bugiardi ed ipocriti e d’ogni buona virtù manchevoli. —

Nostra penna distendere ancor più si potria in discorrendo dei pregi chiarissimi, e della mente e dell’animo, che tanto distinsero in vita il Duca Mario Massimo, ma basti notare a dimostrare gli alti suoi meriti, come la sua morte quasi repentinamente avvenuta nel maggio del 1873 fu sentita siccome una sventura pubblica, e l’accompagnò al sepolcro l’universale compianto, e la lode che sorge purissima e vera sulle tombe lagrimate coronò la di lui preziosa memoria. — E noi in questa biografica pubblicazione credemmo di porgere un tributo di onoranza all’estinto illustre, nel mentre adempimmo al dovere di presentarne in brevi tratti la vita splendidissima, ahi! troppo presto rapita, ed or sull’avello di lui vorremmo scolpito: — Il Duca Mario Massimo fu dotto, fu onesto, fu seguace della religione degli avi, esempio a coloro che immiseriscono nell’oro l’intelletto ed il cuore, e sono seguaci della religione del blasone, perchè dinanzi alla medesima il più spesso s’inchina la ignavia degli uomini. —



Roma — Novembre 1874.