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avv. raffaele marchetti |
E noi facciam plauso a coloro, che comprendendo la civiltà dei tempi, propugnano l’abolizione di quella pena, imperocchè ben disse l’illustre letterato e giureconsulto Guerrazzi, che il legislatore non con l’estremo supplizio, ma ha mestieri „ con le leggi fecondare non solo, bensì creare senso morale, coscienza pubblica, amore della virtù, costumi buoni, santità di vincoli, gentilezza di uffici, e tutto insomma . che volendo torre via dagli animi la ferocia, onde altri desume la necessità di conservare la pena di morte, bisogna per lo appunto come esempio supremo di educazione, abolirla, e con essa removere dalla mente del popolo lo spettacolo di iniquità e di contradizione, pèl quale il magistrato, che ordina la morte dell’uomo, si pretende onorato, e il boja che mette a compimento il comando, si dà in balia alla pubblica esecrazione. „ I principi del Beccaria dovranno trionfare. —
A provare la pubblica e privata estimazione, che gode l’Avvocato Raffaele Marchetti basterà pur notare come nel Settembre dell’anno 1870, appena Roma era rivendicata a Italia fu eletto Membro della Giunta Politica, e nel 2 Ottobre successivo formò parte della Deputazione incaricata di presentare al Re in Firenze il Plebiscito dei Romani. —
Nelle prime elezioni fu poi mandato al seggio di Consigliere in Campidoglio, ed appresso a splendida testimonianza della stima universale, ond’è onorato, venne dal 3.° Collegio di Roma eletto Deputato al Parlamento Nazionale. E quella elezione essendo stata annullata perchè la qualità di impiegato rivestiva, a questa avendo rinunciato, tosto veniva rieletto. —
Nella Camera dei Deputati fu egli sempre addetto alla Presidenza come Segretario, e le sue note virtù, e gl’illustri suoi pregi lo fanno riguardare come uno degli uomini, che al bene unicamente intende della Nazione. — E sì che è tempo, gli ottimi e i più sapienti, doversi di tutta lena adoperare per il migliore ordine dello Stato, per la buona amministrazione, per le provvide leggi, e per tutto quanto condur deve a far felice questa Italia, che sofferse tanto, e a sollevare questo popolo, che pur troppo va semprepiù immiserendo. —
Tip. Tiberina Piazza Borghese. | Riccardo Fait — Editore. |