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lovatelli conte giacomo

breve il Circolo dissolvevasi, chè sembrava il medesimo non poter corrispondere alla missione, che si era assunta, di mantener vive lo idee liberali, curare il bene comune, e sostenere le istituzioni costituzionali. —

Il Lovatelli ama Roma come la sua vera e nuova patria — in essa se non ebbe i natali, vi trascorse tutta la sua vita virile — figlio di una romana, marito di una romana e stretto consanguineo in questa città a numerosi parenti, in essa si stabiliva per censo, perocché qui una parte delle sue proprietà terrene ed urbane possiede; — in essa un domicilio lungo e non interrotto da gran tempo gli accordava quei diritti civili, che gli confermava il voto capitolino, che diede la cittadinanza romana ai deputati, i quali votarono l’annessione di Roma all’Italia; e gl’incarichi pubblici, che da questa cittadinanza ricevette, lo confermarono rappresentante di Roma. —

Ma dove egli di presente occupa tutta la potenza del suo ingegno, tutta la sua sollecitudine, tutte le sue cure, è nell’Ospizio di S. Michele, di cui è meritamente Presidente. — E di vero egli intende, insieme ad una Commissione, di cui uguali e concordi sono gl’intenti ed il valore dell’opera, ad una nuova e più perfetta organizzazione dell’Ospizio medesimo, allo scopo che da esso escano cittadini non solo negli studi professionali largamente istruiti, ma principalmonte nelle arti. Epperò questa Commissione da lui presieduta, è riuscita a sciogliere l’arduo problema di coordinare le due cose suddette, per guisa che i giovani orfani reclusi, nel mentre si danno agli studi elementari, si esercitano eziandio nelle officine delle arti, dappoiché se un tempo fiorì il S. Michele nelle arti, però allora fu per studi abbietto, e nei tempi recenti essendosi in esso voluto ristabilire gli studi, ne furono quasi ridotte al silenzio le armoniose officine dell’operaio.

Una scuola dunque professionale per le arti belle di 2.ª classe e per la arti meccaniche esiste finalmente oggi nell’ospizio di S. Michele, unica in Italia e con lustro non indegno al certo dell’eterna città di Roma. Noi pertanto segnalando queste opere del conte Giacomo Lovatelli crediamo avere adempiuto al debito dello scrittore, presentando in questa istorica memoria un cittadino già noto per i suoi fatti, per i suoi fermi principi e non per vane o compre parole. —




Roma — Gennaro 1875