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lorenzini cav. augusto |
data ragione di confermare chi benemeriti), e rimuovere chi demeritò mentre stette nel seggio de’ padri nostri. E poichè a noi è dolcissima cosa discorrere dapprima dei benemeriti uomini, così lascieremo fra gli ultimi, che saranno argomento delle nostre pubblicazioni coloro, sopra i quali invocheremo il giusto giudizio ed aperto. Impertanto di un ottimo cittadino, qual’è Augusto Lorenzini, oggi ragioneremo brevemente la vita. —
In Roma nell’anno 1826 nacque egli da Pietro Lorenzini e Angela Selvaggi. - Suo padre è un onesto proprietario, di carattere integro. — Sua madre gentilissima ed ornatissima donna. — Augusto crebbe educato negli studi, e in tutte quelle discipline che mente e cuore perfezionano. — E tostochè all’ardenza dei giovanili anni si accompagnava maturità di intelligenza, e al fonte beveva delle patrie storie, amore d’Italia lo prese sì forte, che a lei consacrava l’ingegno e la vita. — Di fatti appena cominciarono i moti del 1848, egli sebbene giovanissimo, era già nelle file politiche, e con la febbrile ansia dei valorosi prendeva le armi, e correva a combattere le battaglie contro lo straniero. — Non è a dirsi, con quanta angoscia nell’anima, con quanta amara disillusione egli vedesse il Papa Pio IX farsi traditore della patria, chè abbassando quella stessa bandiera, che tra gli evviva e le benedizioni di tutti gl’italiani aveva innalzata, ritrattava i più santi principi, e abbandonava la causa più giusta, più santa, più divina — la libertà e la indipendenza del proprio paese. — Il Lorenzini faceva pur parte del comitato politico costituitosi sotto gli auspici di quel grande uomo, che fu Giuseppe Mazzini, ed alloracliè, volgendo l’anno 1849, proclamossi la romana Repubblica, ei fatto ritorno a Roma, confidava che la stella della patria sorgesse più bella, in mezzo a più sereni splendori. — Ma ahi! fu un triste fato d’Italia, che quella stella rifulgesse di luce brevissima, e tramontasse dal cielo di Roma coperta di nubi sanguigne. — E di vero la gallica invidia mossa guerra alla Repubblica romana, questa avvegnachè sostenuta dal fiore dei valorosi, o dagl’ingegni più forti, dovè giacere oppressa, non vinta, dal maggior numero d’armi e d’armati. — E alla difesa di Roma, tra i giovani eroi noi vedemmo il Lorenzini, che la sua terra natalo, il suolo degli antichi guerrieri, la capitale d’Italia, la città eterna difendeva con amore appassionato di figlio, con il sacro furore d’anima italiana. — Ma il Papato ravvolgendosi sempre in novelle vergogne, affidavasi alle forze straniere, e tornato sul trono si dava ad infierire contro i patrioti con efferità immane, con la più feroce voluttà di carnefice, beandosi nella vista della ghigliottina, che troncava teste italiane, e nello squallore segreto del carcere, che racchiudeva tanti cittadini, cui facevasi delitto l’amore della patria. Ed il Lorenzini dalla polizia papale, che componeasi di rin-