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Forte non era padrone di lui. – Ma io, che sono una cosa con un nome, e con un casato, e niente di più, faccio sapere a tutti una volta per sempre, che ho meco stesso deliberato effettivamente di rimanermi, finchè non mi diranno: – vattene. – Io sopporterò la mia prigione, come una escrescenza, che per un accidente mi sia venuta sulla persona, – come la paziente pizzuga sopporta quella casa d’osso, che la Natura gli ha collocata sul dorso.

V’è ancora un altro mezzo d’evasione, – ma io m’attento poco a proporvelo..............

(Mancano nel Manoscritto la fine di questo, e alcune parti del seguente Capitolo, il quale a differenza degli altri porta il titolo in fronte).


CAPITOLO XVIII.


IL SUICIDIO.


........... Spendete meno massime, spendete più fatti: – allargate le vie della vita, sgombratele di tante spine, che vi seminò l’errore e l’ingiustizia. Con che titolo l’ozioso opulento verrà a filosofare aspramente sul corpo del suicida per miseria, – egli, che giornalmente in una bottiglia di Sciampagna beve almeno cinque giorni dell’esistenza di un povero?

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Discendendo poi dalle teoriche al fatto, osserviamo che più ordinariamente questo fenomeno si verifica o nell’estrema energia, o nell’estrema spossatezza dell’umana natura. Di rado tocca il grado intermedio; – di rado un uomo dotato di facoltà temperate mette le mani nel proprio sangue. Egli è buono a