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non è poesia, – è un lavoro da monache. Avete bensì l’anima spruzzata di poesia, – ma quella vena larga, inesausta, – che costituiva Dante e compagni, – voi non l’avete. – Non bisogna pretendere di far tutto, – anche il genio ha i suoi limiti. – Newton, che poteva leggere a suo beneplacito la facciata immensa del firmamento, si smarrì nei pochi fogli dell’Apocalisse, e riuscì un infelice teologo. – Chi nasce artefice per tessere un drappo prezioso, – chi nasce tignuola per guastarlo. E la tignuola, – è inutile, – non sa che rodere. Ve lo dica un Professor dal fiocco rosso, quando si propose anch’egli di fare una stoffa! – Fece una tal cosa, che anch’egli ne avrebbe riso, se non fosse stato giudice e parte. Ma non fu così quando si trattò di rodere; – vero è bensì, che in ultimo torse la bocca, perchè le tinte delle vesti corrose contenevano troppo d’acido. – Smettete, – non cesserò mai di ripetervelo, – lo stile poetico; – credete di suonare la tromba epica, e invece non fate che gonfiar le guancie. Voi non siete veramente nè poeta, nè oratore, nè storico, nè filosofo, nè tignuola; – siete un non so che, che non lo sappiamo nè io nè voi. – Quando la Natura vi architettava, invece di farvi la testa, sopra pensiere fece una gabbia da grilli; – poi si accôrse del fallo, ma non volle tornare indietro, e lasciò il lavoro come stava; – pure perchè la gabbia avesse uno scopo, una conveniente destinazione, la riempì liberalmente di grilli, e così voi siete riuscito quel che siete. Dovete convenirne per maledetta forza, – l’enfasi, il far di Pindaro, a voi non si addice; – voi non potete aspirare, che a una certa ironia, a una certa malizia, talvolta a un poco di grazia, a uno stile negligente giusto appunto come siete voi. Datemi ascolto: scrivete sempre alla buona, alla