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séguito al Codice diplomatico Toscano del Brunetti; ― i Documenti di Storia Italiana, ricavati dalla Biblioteca di Parigi da G. Molini, con note pregevolissime di Gino Capponi; ― l’edizione del Rosini dei Dispacci del Guicciardini nella sua Legazione in Ispagna nel 1511, e delle Lettere del Busini al Varchi sull’assedio di Firenze; ― le Relazioni degli Ambasciatori Veneti, con note dell’Albèri; ― le Storie di Giovanni Cavalcanti, pubblicate dal Polidori, le quali illustrano i tempi di Cosimo dei Medici il vecchio; ― il Carteggio inedito d’Artisti dei Secoli XIV, XV, XVI, importante ancora per il lato politico, pubblicato dal Gaye; ― la vita di Donato Acciaiuoli, d’Angelo Segni, edita dal Tonelli; ― i Ricordi della famiglia Rinuccini dal 1282 al 1306, messi in luce dall’Ajazzi con note ed escursioni storiche. La vita di Alessandro VII del Pallavicino, il celebre Storico del Concilio di Trento, finalmente sodisfacendo al lungo desiderio dei dotti è stata stampata; e i Municipii Italiani del Morbio, benchè trattati con troppa furia, contengono molto del buono. Non sono da omettere le Vite di Federigo e Guidobaldo da Montefeltro, di Bernardino Baldi primo Abate di Guastalla, e le Memorie storiche del Pontificato di Clemente VII, di Patrizio de’ Rossi. E finalmente l’Archivio Storico Italiano, che si stampa in Firenze, promette di riuscire un ricco fondo per gli Studi Storici, avendo a pro suo numerose biblioteche, e la cooperazione delle persone più capaci del paese.

(2) Qui m'è forza restringermi alle più rilevanti tra quelle opere, che risguardano città o provincie separatamente, come sarebbe la storia di Chieri, e la storia della Monarchia Savoiarda del Cibrario, la storia di Saluzzo e dei suoi Marchesi del Muletti, le memorie dei Conti di Desana del Gazzera, la storia dei Valdesi di Charvay, le storie di Genova del Serra e del Varese, il libro del Sauli sulla Colonia Genovese in Galata, e la storia di Sardegna del Manno. Tutte queste, e molte più ancora, vertono intorno agli Stati Sardi. È nota la storia di Milano del Rosmini; il Cantù scrisse la storia di Como, ed espose