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viene a questo di trovare una guarentigia per la durata del lavoro comune, e per un’equa ripartizione delle tasse, rappresentando, che i diritti di coloro che s’innalzano sull’originale eguaglianza basano sui vantaggi di coloro, sui quali venne loro dalla società concessa la preminenza.
Queste furono le opere del Sismondi. Ma noi non pregiamo in lui solamente le doti egregie dell’ingegno, estimando più ancora le virtù dell’uomo onorato, e benvoluto da quanti gli si fecero appresso. E però la sua perdita fu amaramente sentita, e compianta dappertutto, e singolarmente dai suoi amici di Toscana. Il bene dell’umanità, (dice in un foglio volante il Signor Benigno Bossi assistente ai suoi estremi momenti), e il miglioramento della sorte delle classi più sprovvedute, erano il fine delle sue lunghe meditazioni intorno alle più gravi teorie sociali ed economiche. E se i risultati di alcune di queste, accordandosi poco colle idee favorite del tempo, a principio incontrarono poco plauso, non mancò egli per questo di difendere mai sempre vigorosamente la causa dei deboli, e dei bisognosi. E le gravi vicissitudini, che non ha guari percossero in Europa e in America il commercio e l’industria, giustificarono i suoi timori anche troppo, tanto che una gran parte delle sue dottrine cominciò a trionfare sulle contrarie. Ma non si contentò di mostrare il suo amore del prossimo colle semplici teorie o con eloquenti parole, poichè lo faceva suonare nei fatti quotidianamente praticati, aiutando i poveri in segreto, e con quella generosità propria d’un’anima nobile, e veramente cristiana. Egli che aveva il tempo così prezioso, e con tanta cura lo risparmiava, ogni giorno dava 9, o 10 ore al lavoro, evitando