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loro, che si affaticano a rendere democratici i grandi stati, un tal sistema vien considerato come mezzo di dare la sovranità al più grosso numero di voci; – e come il preteso voto del popolo, e le assemblee costituenti posino sostanzialmente su delle illusioni. Il popolo è considerato in contrapposto al governo; e mentre l’idea della così detta sovranità del popolo vien chiarita naturalmente falsa e pericolosa, s’insiste sulla necessità di costituire sapientemente le Comuni come l’elemento il più proprio dello stato, con delle corporazioni le più possibilmente libere e legali. E il popolo dovrebbe partecipare alla giudicatura mediante il Giury, (notandone i vizi nell’odierno sistema francese), e all’ordinamento militare mediante la guardia nazionale. E mentre si parla del consiglio nazionale, si fa conoscere la necessità della preponderanza d’un potere centrale su quello delle Comuni, colla facoltà ad ogni stato della rappresentanza di esprimere i proprii interessi; si tratta della maggiore o minore libertà di discussione secondo i casi, e della influenza dannosa d’una stampa irritatrice, a freno della quale dovrebbero applicarsi regole e forme parlamentarie. Nello sviluppo delle costituzioni poi gli elementi aristocratico e monarchico vengono contrapposti al democratico, il primo come corpo separato costituente sè stesso per impedire che la minorità della nazione soggiaccia alla maggioranza; e quindi vengono considerati per la loro essenza ed effetti, e si mostra come tutti e tre gli elementi debbano sottostare alla ragione nazionale esercitante la sovranità nazionale, e come questa ragione si formi e si svolga dall’opinione pubblica, in quali ostacoli possa inciampare, quali passioni arrestino il suo progresso, e sotto quali