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to, – egli diceva, – arriva propriamente il Medio-Evo francese. – Ma poichè ebbe compiuta in 21 volumi questa parte del suo lavoro, gli venne occasione di proseguirlo sino alla Rivoluzione francese, per altro con proporzioni più brevi assai della prima metà. Questa impresa l’occupò sino agli estremi della vita, talchè lasciò intero il manoscritto dell’ultima parte. I patimenti fisici invece di smorzare il suo ardore sembravano accenderlo viepiù. Due settimane prima della morte rivide le prove del volume 28.º, che arriva al 1750, e venne in luce già defunto l’Autore. E in quel modo che già diede un compendio delle Storie Italiane, compose, in quello spazio di riposo, che gli fu concesso dal condurre l’opera sino al 1598 giusta il primitivo disegno, un compendio simile di quest’ultima, che sotto il nome di – Compendio della Storia dei Francesi – abbraccia l’epoca anzidetta. E quivi è raccolta, com’egli considera, la serie intera dei tempi propriamente storici; e quanto ai secoli seguenti non è mestieri d’un lavoro siffatto, perchè l’uomo più volentieri ama cercarne le notizie in quei libri, che appartengono alla leggiera Letteratura, – nelle memorie, nei ricordi, nelle tradizioni di famiglia, – che negli scritti i quali richiedono uno studio più intenso. Un tal ristretto però non basta a chi vuole veramente apprendere le Storie della sua patria; ma può servire a coloro, che non mirando a tanto cercano un mezzo di richiamare alla memoria i capi più essenziali, o finalmente un prospetto generale delle cose. In qual rapporto quest’opera gigantesca del Sismondi stia colle grandi o piccole, universali o parziali opere dei moderni Storici francesi, colla Storia dei Francesi di Michelet ora avanzata sino alla mania di