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edetto dei re è che rissando squarcino il mondo coll’odio, e scatenino tutte le furie della discordia. Ora di mezzo a noi non è più bocca straniera.

(Le si avvicina fiduciosa, e con aria carezzevole).

Noi stiamo adesso a fronte l’una dell’altra. Or favellate, o sorella! Nominate la mia colpa; – io voglio sodisfarvi pienamente di tutto. Ah! se voi mi aveste dato ascolto in quel tempo, che io tanto bramosamente cercava vedervi! Le cose non sarebbero trascorse tant’oltre, nè in questo tristo luogo ora succederebbe un doloroso e sciagurato incontro.

Elisabetta

La mia buona stella mi salvò dal mettermi in seno la vipera. Non incolpate il destino, ma il vostro cuore tenebroso, e la feroce ambizione della casa vostra. Nessuna cosa nemica era accaduta fra noi, quando il vostro zio, l’orgoglioso prete feudale, che la mano audace stende a tutte le corone, m’indisse la guerra, vi allucinò a pigliare le mie armi, a farvi proprio il mio titolo regale, a scender meco in un agone di morte e di vita. Che non mi sollevò contro costui? La lingua dei sacerdoti, – la spada dei popoli, – tremende armi di una religiosa frenesia; fino qui nella sede pacifica del mio regno soffiò le fiamme della ribellione; ma Dio è con me, e il vanitoso prete non tiene il campo. – Il colpo alla mia testa fu vibrato, e cade la vostra!

Maria

Io sto nelle mani di Dio. Voi non eccederete così sanguinosa la vostra potenza....

Elisabetta

Chi me lo impedirà? Il zio vostro diè a tutti i re del mondo l’esempio del come si faccia pace coi proprii nemici. La festa di S. Bartolomeo sia la mia scuo-