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più incontrare sulla via di Francfort; basti il dire, che, la curiosità essendo di tutti gl’inquieti desideri il più ardente, li Strasburghesi la sentivano di massima forza, e per tre giorni e per tre notti si trabalzavano su e giù per la via di Francfort con tutta la tempesta di quella passione, nè sapevano ancora adattarsi a tornarsene a casa. Ma sciaguratamente per loro il fato preparava l’evento il più funesto che possa accadere a popolo libero. Perchè molti hanno discorso, e pochi inteso, questa rivoluzione degli affari Strasburghesi, io Slawkenbergius voglio chiarirne il mondo in dieci parole, e al tempo stesso finirò il mio racconto. Ognuno sa del gran sistema di Monarchia Universale composto per comandamento di Monsieur Colbert, e dato manoscritto a Luigi XIV l’anno 1664. Ognuno sa, che un ramo di quel sistema era l’impadronirsi di Strasburgo onde favorire a tutti i tempi un’invasione in Suabia, e disturbare la quiete della Germania, e che in conseguenza di questo piano Strasburgo cadde finalmente in mano di Francia. A pochi è dato di rimontare alle vere sorgenti di questa e simili rivoluzioni. I volgari guardano tropp’alto; gli uomini di stato troppo basso. Il vero sta di mezzo. È funesta, – esclama uno storico, – la superbia popolare di una città libera. Li Strasburghesi stimavano, che scapitasse la libertà a ricevere una guarnigione imperiale, e così vennero in preda ai Francesi. Il destino delli Strasburghesi, – dice un altro, – può servire di avvertimento ad ogni popolo libero, perchè faccia risparmio di danaro. Li Strasburghesi spesero anticipate le rendite, s’imposero tasse di per sè stessi, e si affiacchirono tanto, che finalmente non ebbero forza da tener chiuse le porte, e i Francesi le aper-