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contesa. ― Quel naso mostruoso, – dicevano, – se fosse vero, non potea sofferirsi agevolmente nella civil società; se poi falso, ingannare così la società con segni mentiti era un violare altamente i suoi diritti, e però gli si dovevano anche meno rispetti. ― A questo obbiettavano unicamente, che, se provavasi alcuna cosa, era, che il naso dello Straniero non appariva nè vero, nè falso. E questo diè luogo di seguitare alla controversia. ― Sostenevano gli avvocati della Corte Ecclesiastica, che nulla potea vietare un decreto, dacchè il Forestiere ex mero motu confessava essere stato al Promontorio dei Nasi, dove se n’era procurato uno de’ più belli etc., etc. ― Rispondevano a questo, essere impossibile che vi fosse il Promontorio dei Nasi, e i dotti non lo sapessero. Il commissario del Vescovo di Strasburgo prese le parole dell’avvocato, e chiarì la materia con un trattato sulle frasi proverbiali, dimostrando loro il Promontorio dei Nasi, come semplice espressione allegorica, significante, che la natura lo aveva dotato di lungo naso; e come prove citava dottamente infinite autorità, che fuor di dubbio avrebbero deciso la causa, se non fosse apparito, che 90 anni prima erano servite a terminare una questione intorno alcune franchigie di un decano. Intanto avveniva, – nè dirò sventuratamente pel Vero, poichè così facendo gli davano leva da un’altra parte, – intanto avveniva, che le due Università di Strasburgo, la Luterana fondata il 1538 da Giacomo Sturmis consigliere del Senato, e la Papale da Leopoldo Arciduca d’Austria, impiegavano tutta la forza del loro sapere, (tranne quel po’ di tempo, che richiedeva l’affare della Badessa di Quedlingberg intorno agli sparati delle gonnelle), a determinare il punto della dan-