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interi, e d’un uomo mezzo, cui sventuratamente un cannone abbia tronche le gambe? ― Ei muor di pletora, – riprendevano, – o sputa sangue, e in quindici giorni, o al più tre settimane, va consumato a babboriveggoli. ― Non è così, – ripigliavano li oppositori. ― Così non fosse! – rispondevano gli altri. Quelli spiriti curiosi, che indagano l’interna natura, e i suoi fatti, sebbene andassero d’amore e d’accordo per un buon tratto di via, finalmente si divisero intorno al naso in tante opinioni, quante quelle dei medici stessi. Statuivano pacatamente, che le varie parti del corpo umano avevano un ordine, e una proporzione geometrica corrispondente ai suoi vari uffici e funzioni, nè potea trapassarsi fuorchè con certi limiti; e benchè la natura talvolta scherzasse, scherzava anch’ella in un certo circolo, nè potevano conceder nulla al di là del suo diametro. Più che altra classe di letterati, i Logici si tenevano stretti all’argomento, e cominciavano e finivano con la voce naso; e se non era una petizione di principio, nella quale fin dalle prime andò a batter di capo uno de’ più capaci tra loro, la quistione sarebbesi terminata in un fiato. ― Un naso, – argomentava il Logico, ― non può sanguinare senza sangue, e sangue che circoli a produrre il fenomeno con una serie di gocciole; – e una corrente altro non è, che una serie più veloce di gocciole. – Ora la morte non essendo, che il ristagnamento del sangue.... ― Nego la definizione; la morte è la separazione dell’anima e del corpo, – disse il suo antagonista. ― Dunque non ci combiniamo nell’arme, – riprese il Logico. ― Dunque la quistione è terminata, – rispose l’antagonista. Furono più concisi i Giurisperiti, e quanto profferivano aveva meglio sembianza di decreto, che di