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piante, – poi gli ficca gli occhi negli occhi. – Lasciatelo fare: il signore legge qualche cosa in quegli occhi. È una lettura rapida, che dura un attimo, ma basta, – e il signore se ne trova contento.

Se ne trova contento, e mette mano alla borsa; – la dondola con due dita un momento per aria, – la fa suonare, – dice qualche cosa che non vuol dir nulla, e il soprastante che è un gran chierco in tutte le lingue, – anche in quella dei muti, – risponde subito; comandi, comandi; – in quella stessa maniera, nè più nè meno, che rispondevano gli spiriti in quei secoli d’oro, quando un mago o una strega con un tocco di verga o con un ribobolo erano padroni dell’aria, della terra e dell’inferno....

Voi l’avete sentito, il soprastante ha risposto: comandi, comandi. E di fatti la metamorfosi da un punto all’altro è così improvvisa, così universale, che sei tentato a giurare rinnovellato il regno degl’incantesimi. In cinque minuti il signore è stato introdotto in un nuovo quartiere; e il soprastante gli ha chiesto perdono, se, così preoccupato com’era, aveva sbagliato di numero. Il valentuomo aveva preso un tredici per un quindici; e il signore per tutta risposta gli ha battuto due volte umanamente sulla spalla, non mi ricordo se destra o sinistra. Ora le stanze sono tre, e prima erano una. Sono larghe, ariose, imbiancate di nuovo, con qualche rabesco per maggior vaghezza, e le finestre arrivano a mezza vita. Le finestre danno sur una buona strada, dove passano carrozze e pedoni, uomini e donne, – dove il signore può fare anche all’amore, – e senza scandalo. –

Viva la metamorfosi quando va dal basso all’alto! – Fervet opus. – Le piume sottentrano al pagliericcio, –