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all’albergo; e smontando badò che la mula fosse trattata bene secondo le promesse, – e portò nell’albergo la sua valigia, e volle da cena una frittata, – e a mezza notte si mise a letto, e dopo cinque minuti dormiva profondamente.
E all’ora stessa diminuiva il tumulto in Strasburgo, – e gli abitanti andavansi a letto; – ma quanto al corpo e alla mente non riposavano di certo, come faceva il Forestiere; – perchè la fantasia, agilissima fata, aveva preso il naso del Forestiere, e, senza toccar nulla della grossezza, aveva sudato tutta la notte a dividerlo e suddividerlo in tanti nasi di diversa figura quante erano teste in Strasburgo. La Badessa di Quedlingberg venuta quella settimana a Strasburgo con le quattro prime dignità del suo Capitolo, a consultare l’Università sopra un caso di coscienza relativo alli sparati delle loro gonnelle, non potè chiudere un occhio. Il naso del gentil Forestiere erasi posato in cima alla glandula pineale del suo cervello, – e facea brulicar tante immagini in capo alle quattro prime dignità del suo Capitolo, che non ci fu da prendere un fil di sonno in tutta la notte, nè da star ferme un attimo; in somma si alzavano tutte come altrettanti spiriti. Tutte le monache di più severo istituto, che passano la notte vestite del cilicio, erano a partito peggiore della badessa di Quedlingberg; e girandosi e rigirandosi da ogni banda del letto si erano tutte scorticate a morte, e credevano che il fuoco di S. Antonio le avesse visitate a fin di provarle; nè chiusero un occhio da vespro a mattutino. Le Orsoline operando più saviamente non andavano a letto. E il decano di Strasburgo, e i prebendati, e il corpo dei canonici, (adunati tutti in capitolo la mattina