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grazie a Dio me ne sono procacciato uno de’ più belli, che sia mai caduto in sorte a uomo vivente. ― Il Forestiere rendeva di sè stranamente ragione, e il locandiere e la moglie sua gli fissavano gli occhi sul naso. – Per Santa Radegonda! vi è più naso in quel naso, che in qualche dozzina dei più grossi nasi di tutto Strasburgo mettendoli insieme; non è, – diss’ella, mormorando nelle orecchie al marito, – non è un gran bel naso? ― È un’impostura, anima mia, – ripigliò il locandiere, è un naso falso. ― È vero, – disse la moglie. ― È d’abete, – disse il marito; – non senti l’odor della trementina? ― Vi è sopra una bollicina, – aggiunse la moglie. ― È un naso morto, – riprese il locandiere. ― È vivo, – disse la moglie, e giuro per l’anima mia, che vo’ toccarlo. ― Oggi ho fatto voto a S. Niccola, – dicea il Forestiere, – che nessuno mi toccherà il naso, fino.... ― E quì sospendea la voce, e alzava li sguardi. ― Fino a quando? – diceva frettolosa la donna. – Nol toccheranno, – diss’egli intrecciando le mani, e stringendosele al petto, – fino a quell’ora. ― Qual ora? – esclamava la donna. ― Mai, – ripigliò il Forestiere, – finchè io non arrivi. ― Dove? per l’amor di Dio! – insisteva la donna. Il Forestiere partì, nè disse parola.
Non era il Forestiere innoltrato mezza lega per la via di Francfort, che tutto Strasburgo andava sossopra a cagion del suo naso. Le campane della compieta chiamavano li Strasburghesi ai sacri uffici, e a chiudere il giorno nella preghiera; non le sentiva un’anima. La città pareva uno sciame di api; uomini, donne, fanciulli, (e le campane suonavano,) correvano qua e là; uscivano da una porta, entravano in un’altra, di su, di giù, per le strade, pei viottoli. ― L’avete veduto? ― L’avete veduto? ― L’a-