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pian piano; – no, – diss’egli, alzando gli sguardi; – oltraggiato e deluso come fui, non devo al mondo poi tanto da convincerlo in questo; no, – diss’egli, – nessuno mi toccherà il naso, finchè il cielo mi dia forza. ― A che fare? – chiese la moglie di un borgomastro. Il Forestiere non badò alla moglie del borgomastro, e fece voto a S. Niccola, e poi sciolse le braccia con la stessa solennità onde le aveva incrociate, e raccolse con la manca le briglie, e si pose in seno la destra donde pendeva la sua scimitarra, e cavalcò passo innanzi passo per le strade più larghe di Strasburgo, finchè la ventura lo condusse al grande albergo del mercato dirimpetto alla chiesa. Il Forestiere smontando subito impose che la mula fosse menata alla stalla, e la valigia portata dentro; quindi l’aperse, – e traendone le brache di seta chermisi con un pendaglio ornato d’argento, se ne vestiva; e poi colla scimitarra impugnata andò a passeggiare sulla piazza d’arme. Come ebbe fatti appunto tre giri, scorse alla banda opposta la moglie del trombettiere, e si voltò in fretta, temendo che il suo naso non fosse posto al cimento; e tornò immantinente all’albergo, e spogliandosi ripose le brache etc. nella valigia, e chiese la mula. ― Io me ne vado a Francfort, – disse il Forestiere, – e torno tra un mese. Spero, – continuò il Forestiere, palpeggiando il muso della mula intanto che si accingea a salirla, – spero che avrete usato cortesia a questa mia schiava fedele; ella mi ha portato colla valigia più di seicento leghe; – e in così dire lievemente le batteva la schiena. ― Viaggio lungo, signor mio, – dicea il locandiere, – e chi lo fa certamente ha di grandi affari tra mano. ― Niente, niente! – rispondea il Forestiere; – sono stato al Promontorio dei Nasi, dove