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Non vi dia noia il mio gran talento. Egli è una povera cosa questo mio gran talento, ed io ne ho fatto sempre così poco conto, che non l’ho mai adoperato. La scienza le più volte è una fastosa impostura. Io ho vegliato lunghe notti sui volumi della sapienza antica e moderna, e li ho richiusi sospirando; – il velo del mistero era più fitto di prima. Oh! questo mio gran talento mi fa pietà. Forse volendo avrei potuto scrivere dei libri; ma questo a che buono? Il mio ingegno irritandosi nelle condizioni presenti si sarebbe scaldato a quel grado di valore, che genera il fulmine, – avrebbe maladetto, fulminato la razza umana. Ma il mondo non è contristato abbastanza?


Il mio carattere è forte, severo, passionato, – disprezza le forme esterne delle cose, – attende solo allo spirito; – non si contenta, che del vero, e aborre mortalmente la civetteria d’ogni specie. – Il mio carattere è al tempo stesso cavalleresco, – la Donna non ha nulla a temere da me, – il culto della Donna è per me santo, solenne; – e quando io non potessi più amarla, nè stimarla, saprei pur sempre compatirla sinceramente.


La mia fantasia percorse come ape a succhiare i fiorì più eletti della Bellezza, che la mano di Dio profuse sull’universo, e formò una creatura coll’ale d’angiolo, vestita dei ricchi colori del firmamento, coronata di stelle, armoniosa delle armonie, che suonano in cielo. Bella e cara creazione, che alla perfetta natura dei celesti univa quanto ha di simpatico, di buono, di grande, la natura mortale! Bella, perfetta, e cara creatura, anello intermedio fra il Cielo