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una sciagura fra gli uomini, questa non percote mai un’anima sola: – ho pensato al dolore dei parenti e degli amici; – ho pensato, che la vostra sorella era madre, – e l’agonia di una madre travagliata dall’idea di lasciare per sempre i figliuoli delle sue viscere è tormento siffatto, che.... E i figliuoli, che crescono senza lo sguardo della madre, non sono educati dall’amore, e quando vengono al tempo del disinganno non si consolano colle memorie felici dell’infanzia, e mai non hanno provato il più tenero sentimento, che agiti l’anima umana; e quando piangono nessuno li acqueta, e quando ridono nessuno risponde al loro sorriso.
Io senz’altro vi riesco importuno, perchè il vostro sconforto ora è di tal tempera, che non vuol parole, – ma io non ho potuto fare a meno di scrivervi. E non ho scritto per voi, ma piuttosto per sodisfare a me stesso; – e non vi ho scritto per esortarvi alla forza dell’animo, – perchè io so per esperienza, che la Natura è onnipotente, e vuole i suoi diritti, nè si governa colle ciancie dell’uomo. Ora voi siete infelice, e dovete gemere. Ho sentito dire, che Dio mitiga il vento per l’agnello tosato, e Dio voglia che così sia. Non pertanto l’acutezza del presente dolore col tempo verrà scemando, e voi tornerete allo stato di prima; e il pensiere della morta sorella più che di affanno profondo vi darà soggetto di dolce malinconia; ma da poche vostre espressioni comprendo, che siete destinato a poca gioia nel mondo. E vivete scontento della famiglia, e certo è cosa dura trovare la guerra laddove per ogni ragione dovrebbe trovarsi la pace; oltre di che saprete a prova, che l’uomo tanto ha più trista la vita quanto ha più vaste le facoltà del sentimento e dell’intelletto. Voi