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più dovete sapere, che nel Forte dove siam noi non passano altri che l’acqua e il vento, e pochi soldati destinati a guarnirlo; dimodochè, come vi ho già detto, la vita mia è invariabilmente uniforme. Ma in questi giorni ha subíto un cangiamento straordinario. Jeri 5 Decembre a mezzogiorno io me ne stava col capo appoggiato alle ferriate a godermi il benefizio del Sole, allorchè in un tratto vedo comparire un nuvolo di preti in erba, neri, sottili, affilati, non so se dalla fame, o dallo studio; – parevan lanterne; – e dietro a loro una furia di ragazzacci di tutte le razze, di tutti i colori. Alla insolita vista io rimasi di pietra, e mi stropicciai gli occhi credendo di travedere; ma i preti e i ragazzacci eran cose vere e reali, e bisognava crederci, e molto più bisognò credere a quello, che fecero pochi minuti dopo. Arrivati sotto la campana, i preti misero giù la lucerna, i ragazzacci il cappello, o la buffa, e poi tutti in un gomitolo attaccati alla fune della campana cominciarono a suonare a distesa. Lascio considerare ad ogni orecchio bennato l’effetto che ne provai. Sulle prime risi di cuore, perchè lo spettacolo era veramente nuovo, ed originale; ma poi andando per le lunghe quel suono lento, ingrato, uniforme come quando suonano a morto, davvero mi fuggì via quella tanta pazienza, ch’io mi ritrovo; e cominciai a sudare, e a correre su e giù per la casa come un ossesso, perchè veramente non ho mai avuto troppa simpatia coi campanili. Vi fu un momento, ch’io pensai, che fosse stato sentenziato di farmi ammattire. Però seppi dopo qualche tempo esser questa un’usanza del paese e che i così detti scolari per S. Niccolò hanno il diritto di suonare, la vigilia, e la festa del Santo, finchè hanno brac-