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dal mondo migliore, ov’egli soggiorna, tra’ suoi fratelli di patria; ed egli è salito a vita meno infelice e più pura. Gemo per noi che abbiamo perduto un amico, e non siamo certi fino all’ultimo giorno di meritar di raggiungerlo: gemo pei giovani che avrebbero potuto abbandonatamente specchiarsi e fidarsi in lui, e ai quali son tanto rare in oggi siffatte guide. E gemo dal profondo dell’anima pensando alle tante anime mie sorelle, simili a quella di Carlo Bini, che onorerebbero d’opere generose e di nobili scritti l’Italia, e si consumano, mentr’io scrivo, ignote a me, ignote a tutti, nel tormento d’un’impotenza decretata dai tempi, dall’egoismo ognor più invadente, e dall’inerzia vostra, o Italiani. Provvedete a quest’anime, o Giovani: è Bini che prega per esse. Voi avete dato onore d’esequie solenni e di tomba alla sua spoglia mortale: sia con voi il suo spirito e fate del vostro cuore un santuario della sua vita. Operate come se aveste raccolto in voi l’alito estremo del pensiero d’amore che lo animava. Educatelo devotamente attivi e diffondetelo sulla terra che Bini piangeva caduta. Amate la Patria come ei l’amava: ribeneditela d’entusiasmo, di fede, di Poesia: preparate ai vostri ingegni privilegiati quel popolo di credenti che Bini invocava. Oggi, comunque facciate d’abbellirle e onorarle, l’Angiolo dello Sconforto siede sulle tombe de’ vostri cari, e la voce che noi moviamo per essi, e dovrebbe innalzare in religiosa lietezza l’inno della nuova vita, suona lamento inconsolabile e amaro.