avrebbe potuto
mostrarsi più affettuoso ai viventi che s’abbattevano in lui.
Dall’attività d’amico ch’egli più anni addietro, spiegò per giovare,
nelle strette d’una crisi di povertà, chi scrive codeste pagine, fino
alla traduzione dal Tedesco ch’egli imprese poco tempo innanzi la
morte, e quando il male che ce lo rapì lo travagliava minaccioso, per
soccorrere col ricavato della vendita a un conoscente, io potrei citare
una serie d’atti tali e tanti da onorare qualunque vita; ma non li cito
perchè mi parrebbe offendere la santità del pudore ond’ei ricopriva
le belle azioni della sua vita: ei benediceva, come soffriva, tacendo.
Non so quanti vivano grati a Bini per aiuto, consiglio o conforti; son
certo che non esiste un sol uomo il quale possa dolersene. Tendente
al frizzo, s’adoprava continuo a correggere la natura, e lo temperava
di tanta benevolenza che nessuno poteva patirne o adontarsene:
intollerante e santamente sdegnoso solamente all’ipocrisia. Lento, ma
tenacissimo, negli affetti, non li tradì mai per tempo, lontananza,
o vicende: tradito egli stesso, rispettò il passato e non rispose
che col silenzio. Serbò, perseguitato, contegno virilmente decoroso
dell’uomo che dal primo all’ultimo anno della sua vita avea, com’egli
stesso scriveva, «segnato una linea retta nella via dell’onore;» e
tra pericoli, de’ quali nè egli nè altri poteva segnare i limiti,
andava cacciando sulla carta, con una quiete di bambino accarezzato,
linee di tanta innocenza d’amore alla Madre, che paiono scritte da
un’anima di fanciulla con una penna tolta all’ala