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come egli fosse buono ed utile cittadino per virtù propria, e come il mezzo e il fine corrispondessero perfettamente al principio da lui stabilito nelle più difficili condizioni; per la qual cosa aggiungeremo più pochi tratti, parendoci, che il dilungarci troppo di soverchio avrebbe aria di fasto, e offenderebbe di certo quello spirito gentile, che gelosamente studiò di coprire col silenzio quanto di lodevole usciva da lui.

Conseguite il Martini nell’epoche consuete la laurea, e la matricola in Medicina e in Chirurgia, tornò in patria, e subito diede opera a farsi conoscere. E tanto gli valsero lo studio indefesso, i modi schietti e soavi, e l’onesto desiderio, che l’agitava ardentissimo, che di lì a poco acquistò credito, fiducia, e favore universale. Venne in séguito creato Chirurgo dei Lazzeretti, e primo Chirurgo di turno negli Spedali; ebbe clientela vastissima d’ogni maniera di persone, e i guadagni gli crebbero fra mano, maggiori forse che non aveva sperato. Quindi potè ristorare la fortuna abbattuta della famiglia, quindi potè scorrere a suo talento quella larga vena di carità, che i cieli gli avevano infusa nel cuore.

Praticò l’arte con plauso, e con decoro, e segnatamente in Chirurgia ebbe lode frequente di operatore felice. Ma il medico in lui non aveva cancellato l’uomo; l’abitudine di veder soffrire e morire non aveva spenta in lui la mobilissima sensibilità di una natura squisitamente pietosa. Al letto dell’infermo era medico, ed uomo; finchè occorreva, apprestava alacremente i soccorsi dell’arte; ma quando la Scienza si fermava impotente davanti alla furia del male, che precipitava al suo fine, Tacito adoprava i soccorsi della parola e dello spirito, circon-