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tura; – e così danno alla Morale ben altra consistenza, che non è quella delle nude massime; e così anche la capanna del povero suonò spesso di una lode divina, ricompensa alla maggior dote di affanni, che dalla Provvidenza gli venne in retaggio. Ma i Letterati Italiani, tranne ben pochi, finora scrivevano devoti all’Egoismo, come se non avessero una patria, dove tutte spendere le potenze dell’ingegno. E sì che una patria sospinta in fondo chiedeva loro la parola della sapienza, e del vero, e sapevano come la fama dell’individuo mal si regga senza i voti del popolo, e come i voti del popolo mal si conseguano senza consacrargli la mente. – Mancavano i fatti? – No, perchè viveva una gente, e la gente d’Italia ebbe sempre fibra sensibile, e velocissimo corso di sangue, e ardore di passioni; nè da altre sorgenti scende mai l’atto turpe o magnanimo.
Io dunque racconto un fatto che non vorrà levar grido, ma è buono. Se questa poi fosse tal condizione da non raccomandarlo abbastanza, peggio per chi mena gran vanto d’essere un uomo. Coloro che sono gentili non disdegnino l’apparente umiltà del subbietto: – educheremo noi allora soltanto alla forza, che fa piangere?
Molti giorni non sono passati che nel contado della città nostra occorsero di vari incendi, e donde il fuoco partisse rimane peranche ignoto, e le cause vengono annoverate diverse, secondo l’indole di chi ne discorre. Altri ne addebita la vendetta, altri una malignità senza scopo, e taluno mormora che il fuoco fosse appiccato per commissione di tali, che assicurano dal fuoco, onde maggior importanza prendesse quella nuova speculazione di guadagno. Un vecchio mi diceva una volta: ― a pensar bene ci è sempre