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tere ha giurato, che fu nelle Georiche dove si mostrò potentissimo dell’ingegno.
Gli umani interessi ebbero sempre a lodarsi poco dell’esame troppo minuto; – ed hanno osservato, che grande elemento dell’obbietto, o buono, o bello, o felice, o di quanti altri mai ne somministri il creato a conforto dell’anima, sia la lontananza donde scorgi l’obbietto; – e più ti avvicini, e più si dirada il vapore, finchè in ultimo ti apparisce quell’aspetto aridissimo che per solito chiamano Verità, nudezza inamabile della cosa tanto, che il mortale di rado non ebbe ragione da maledire allo scambio. Altrimenti è di Sterne; – e più che a sviscerarlo ogni vigore dell’interno pensiere si adoperi, e più sempre ti balzano innanzi forme vive di novella leggiadria; – nè persona di cuor gentile vien mai che lasci di leggerlo, senza che nel profondo non le rimanga un desiderio come d’amore. Lorenzo Sterne scrisse singolarmente, e non a guisa di professione; e sebbene avesse consumato anch’egli la giovanezza alle scuole, e sapesse quant’altri mai delle opinioni stampate, perchè era sapiente non millantava dottrina, nè si faceva largo nel mondo, nè pretendeva titolo e riverenza di maestro, dando in cambio citazioni greche, e latine; – nè volle mai brighe di vanità, nè sappiamo, che venisse aggregato mai a nessun Convento della gente di Lettere. Ma perchè non temeva, nè sperava degli uomini, amò d’intemerata passione la Gloria, e la Verità; – e queste gli arrisero, – e, benchè persuaso di spender male la sua moneta, amò ben anche la specie cui la ventura lo volle annodato. E perchè il suo Genio lo piegava all’arti ingenue del pensiere, offerse loro culto di religione inviolata, nè mai le profanava, vestendosi il manto di tanta bel-