Pagina:Bini - Scritti editi e postumi.djvu/157

tanta bellezza? Eterno dolore è il desiderio, – e se la sventura chiede la lacrima del mortale, siatene liberali a quei miseri su cui la sventura di soverchio si aggrava; – e pur troppo son tali gl’innumerevoli cui fu negata la facoltà di sentire, e cogliere un’aura di quanto spira di bello e di sublime nelle cose universe. Tuttavia la compassione non muterà d’un capello la legge onnipotente, che nel creato frammischiava la fiacchezza alla forza, la luce alle tenebre, il disordine all’armonia; – e se a te mancano i mezzi da conseguire la vista della Grandezza, non è mestieri che io ceda alla viltà del dispregio; – adora la memoria del Grande, e per sicurezza di giudizio affidati al testimonio dei secoli. Austero è il testimonio dei secoli, ma incorruttibile, nè giura sul nome d’altro Dio, che del Vero. Ma perchè, se tu sai, ne devi il merito alla tua buona o cattiva Fortuna, e, se non sai, non puoi sapere, così meglio di qualunque avvertimento conferisce al bene della traduzione la consonanza dell’indole, prima causa onde il Foscolo ebbe tanta felicità d’impresa; – e ci giovi convalidare lo asserto coll’esempio d’un altro illustre. Vittorio Alfieri dava all’idioma d’Italia, spontanea, e calda di vita, la storia severa di Sallustio romano, e al tempo stesso incrudiva la mollezza della poesia virgiliana, e oscurava que’ suoi vaghi colori, che forse non sono il minimo pregio del poeta latino. E il fatto avveniva, perchè l’Alfieri dappertutto spirava dall’anima quel suo fare da Michelangiolo, – e i casi, che posero vicino al suo niente la romana grandezza, e lo stile onde i casi vennero espressi, sono veracemente grandi, e terribili: ma Virgilio fu cortigiano, e l’indole avea temperata a subbietti, dirò quasi innocenti; – e la gente di Let-