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avvertire, che le arti vanno in progresso, o in decadenza, per gli alterni destini, e per l’atto di chi le esercita, non già per chi ne discorre. Chi è potente sol di discorso sta a vedere, e gran che se gli riesce appieno osservare il moto dall’alto in basso, o viceversa, dello spirito umano; – ma l’atto è creatore di quel moto. Il Grande è sostanza libera, e trasvola per mondi invisibili; – il mortale ordinario legato alla sua poca terra non può gridargli in coscienza: – tieni a manca, o a dritta, – perchè la vista ha così corta, che i tetti le fanno inciampo. E allorchè il Grande evoca dall’anima profonda la maraviglia del suo concetto, e quella sorge immagine dei cieli, se un’ombra leggiera in qualche punto l’offusca, tu, o critico, non gridare malignando allo scandalo. – La malignità è missione disonesta, ed inutile, perchè in essa ognuno può levarsi a maestro; – guardatevi il cuore, e poi dite se non è vero. – Non gridare allo scandalo, e gemi, se hai tanta virtù, sull’indole umana; pensa, che il Genio del male ha posto un tributo su quanti si alzano alla vita; pensa, che il grande è franco in gran parte di quel debito, e tu per pagarlo forse non basti tutto. – I dottori millantano, ma non sanno rivelare il segreto della potenza, perchè l’arcana Natura non decretò positive e comuni le arti sublimi del pensiere, ma le volle a quando a quando rappresentate nell’ente singolare. L’interesse è il primo impulso delle nostre umanità; – se i dottori sapessero il segreto della potenza, mettendosi in petto la lena che lor manca, farebbero forti primamente sè stessi. Per altro non si convinceranno giammai, e va bene, chè se gittassero la presunzione rimarrebbero nudi, e la verecondia per loro è veste così leggiera, che patireb-