Pagina:Bini - Scritti editi e postumi.djvu/14

10

venne? D’onde venne a Bini, ditemi, quella esperienza ch’egli chiama la morte del cuore?

Carlo Bini era nato potente; ma il segreto della sua potenza stava, per quanto a me fu dato conoscere, nella commozione. Le armonie che vivevano perenni nell’anima sua avevano, per sciogliersi in suoni, bisogno, come la statua di Memnone, d’un raggio di Sole sorgente. Il suo era ingegno d’Apostolo, non di Profeta. Temprato a sentire la vita nelle sue menome manifestazioni, nelle sue relazioni più delicate, con un cuore traboccante e assetato d’amore, con una mente pronta ad afferrare il Bello, il Grande, il Vero, dovunque apparissero, e a venerarli e a ispirarvisi, Bini avea più ch’altri bisogno, a rivelarsi qual era, d’armonia, d’equilibrio fra l’io e il mondo esterno, fra le tendenze ingenite in lui e il mezzo, l’elemento, in che dovevano manifestarsi: la solitudine dell’anima gl’intorpidiva a inerzia le facoltà. In mezzo a un gran Popolo, davanti a un gran fatto, in faccia a una grande Idea incarnata in pochi individui santi d’amore e di sdegno, di pensiero e d’azione, le potenze che nel sopore comune gli dormivano dentro, si sarebbero suscitate tutte in un fremito di volcano, e avrebbero operato in modo da lasciare ai posteri ben altra memoria di sè che non questa: in una società pigmea d’affetti e d’azioni, com’è – perchè non dirlo? – la nostra, Bini non trovava simboli e immagini a’ suoi concetti, e quasi pauroso di profanarli si tacque. Egli era come quegli augelli, che sotto un cielo se-