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fiere. Ma l’anima è così mobile, che i maligni mai non la fermeranno ad un termine, e forza di creatura non potrà sperderne il soffio, se prima a sè nol ritiri chi lo diffuse per l’eterno universo. Combattuta e stanca, un tempo l’anima cade; ma l’ala inquieta del desiderio la rileva, e compensa in velocità di movimento ciò che per lei stette perduto nella inerzia passata. L’anima sortì per essenza la necessità del progresso; e la necessità non ha legge, perchè è la suprema delle leggi; – però quando il suo cenno percosse i prostrati, e disse loro di sorgere, la gioia di un bel giorno vestì la faccia al creato, e la freschezza della vita nuova spirò sul deserto, e ogni atomo della polvere umana si converse in eroe, e dappertutto invase un impeto di gioventù, un’esistenza di spirito, un fremito di pensieri nati nell’Infinito.
Ma per risorgere dagli umili eventi, l’anima usò di un mezzo costante, e fu la sapienza. La mente è molla dell’ordine umano, e dove ella non sia cresce il pianto dei mortali. Ma perchè la sapienza è concento di occulte potenze, a mostrarsi l’è d’uopo una forma, nè altra più le conviene, che la bella Letteratura. I professori di scienze misurate scompagnano dalla sapienza le Lettere, estimandole a guisa di fronda leggiera, o come vaneggiamento d’infermo. Ma finchè saranno il linguaggio della bellezza, gli uomini non potranno averle così di lieve in dispetto. Un altro consiglio, stringendo in alleanza l’utile e il bello, confuse in una, e fece divine le arti della mente e del cuore. Sciogli quel vincolo, nè l’una, nè l’altra domeranno sole l’indole nostra. È verità, che posa in una tradizione coeva alle famiglie primordiali del mondo, poichè