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non sono al tutto illusioni, e rispondono al cuore, e alla mente, e lasciano in ambedue la traccia di un conforto che dura, e, dove le governi la sapienza, si convertono spesso in certezza. E porge speranza di sì fatta natura il giovanetto crescente negli anni. A questo bel fiore il cielo arride benigno, e lo chiama alla vita; se non che sventuratamente un verme lo rode, onde egli appassisce e muore sul cominciare del brevissimo giorno, che i fati gli concessero. Da cui muove la colpa, che la pianta non germogli e non cresca felice? La colpa è del nostro volere, perchè nell’educarla ci siamo sviati da quella traccia costante, che i fatti segnarono nelle vie del tempo. Leggete i documenti del tempo: chiudono una sapienza quasi infallibile, e a cui ben guarda il passato ministra le misure del presente. Le storie che raccontano la vita dei popoli non dimostrano fondamento di ogni bene ordinata società la pubblica e liberale educazione delle tenere menti? E narrano, che il giovane sorgesse prode nelle battaglie, savio nel consiglio, e onesto nella vita civile, e consolasse di onore e di gaudio l’ultima età dei padri cadenti. Ma le storie descrivendo le forme degl’istituti, pe’ quali un popolo saliva in potenza, e in perfezione di civiltà, tra queste non annoverano mai – nè gramatiche, che consumano gli anni e i volumi a farti povero del primitivo ingegno, e cattabrighe, e per un fuscello d’alfabeto bestemmiatore della grandezza del Genio; – nè rettoriche, che gl’indefiniti movimenti dell’anima confinano in certe regole, le quali ti prescrivono di lavorare gli affetti come un fuoco d’artifizio, e soffocano in te quell’intimo senso di natura, che ritrae le immagini vergini e schiette come le cose, onde più non ti splende il