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le memorie del Grande costretto a combattere l’odio, che vive immortale tra due nature contrarie; e se questa ineguaglianza generatrice di tanta discordia sia giustizia, o viceversa, non è l’ora da poterlo vedere: ma quando anche il Grande ebbe pace con gli uomini, la guerra gli venne dal sentimento d’una misteriosa afflizione, che gli gemeva eterna nel cuore. Dante cantava la novella poesia negli affanni dell’esilio, Ossian nell’amarezza della caduta potenza, il Byron nell’arcano d’una mestizia onde furon sempre velati i suoi giorni mortali. – Poichè la mente creatrice del bello e dell’immenso va sciolta di vincoli, la plebe umana non giunse a scoprire giammai la segreta potenza che animava alla vita quei canti, e li vide lontani come il raggio del Sole; ma come il raggio del Sole illumina e scalda le creazioni sottoposte, così que’ canti, derivati dalle più ascose viscere del dolore, spirano all’anima un suono d’affetti onnipotenti, e tutta l’anima risponde a quel suono, mercè di colui che formando la nostra natura chiamò l’infortunio a costituirne la massima parte, e mandò la felicità così di rado e veloce a trasvolare la terra, che appena è concesso di vederne il baleno. Ma la sventura mantiene irritando l’ingegno, e i concetti dell’uomo sgorgano originali e profondi di altissimi sensi, perchè da lei muove una forza, che lo stringe a vivere nel suo pensiere, mentre dubitano molti che quel modo di esistere da noi chiamato felice non sia piuttosto conseguenza delle nostre facoltà intorpidite, nè più atte a ricevere in piena luce, ma per barlume, le sensazioni; e l’hanno veduto grave di fastidiose passioni, e sovente affratellato coll’ignoranza, e dicono che spunti l’acume del desiderio; e mancanza di desiderio ac-